L’eredità di Fidel è anche buona

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La morte di Fidel Castro vista da chi lo ha sempre amato e considerato un leader e un eroe

Gabriel Garcia Màrquez, premio Nobel per la letteratura, ebbe a dire, “Fidel e’ l’uomo più amato e odiato del pianeta, ma anche quelli che non sono d’accordo con le sue idee dovranno riconoscere che che sta tra i grandi artefici dello sviluppo del mondo contemporaneo.”
Dell’opera di Fidel Castro Ruz risalterei una cosa tra le altre, quella di essere riuscito a trasbordare le idee di rivolta al dominio del “secolo breve” nel XXI, e quindi nel nuovo millennio.
Come lui stesso dichiarava, dopo la dissoluzione dell’URSS, in uno dei suoi non corti comizi; “siamo rimasti soli: che dovremmo fare. arrenderci? Come gli europei? Los cobardes se rinden, nosotros seguiremos en combate”.
E “seguimos en combate” fu la parola d’ordine che accompagnava ogni manifestazione per molti anni a venire. Cosi nel ’99 venne fuori Ugo Chavez con la sua Rivolucion Bolivariana in Venezuela e con Fidel idearono la “Operacion Milagro”. Miracolo, perche’ consisteva nel ridare la vista a 1 milione di persone di tutto il continente, che l’avevano persa per la cataratta. E’ un intervento chirurgico di pochi minuti, anche se delicato trattandosi degli occhi. Ma i Paesi piu’ poveri non avevano le strutture necessarie e quando esistevano erano cliniche private, coi relativi costi, che naturalmente i poveri non potevano permettersi. Il Venezuela, che ha il petrolio, metteva gli aerei nell’affare, e Cuba i dottori e le strutture. Arrivaro dal Rio Bravo alla Patagonia. In un anno sforarono il milione previsto e si fondarono altri due centri specializzati, uno in Venezuela e l’altro in Bolivia, con dottori cubani e anche giovani dottori locali appena laureati a Cuba.
Poi insieme, Fidel e Chavez formano il forte organismo di integrazione Regionale ALBA-TCP che ebbe l’adesione dei governi progressisti della regione.
Cuba non fu più sola e Fidel divenne un simbolo più grande di quel che gia’ aveva raggiunto, sconfiggendo i razzisti sudafricani nella grande battaglia di Quito Cannavale in Angola.
Comunque non voglio certo fare qui la storia di Fidel Castro, a chi sia interessato consiglio di acquisire il bel film della grande documentarista statunitense di origine messicana, Estela Bravo, con il simpatico episodio di quando Fidel fu buttato fuori con tutta la delegazione cubana dall’hotel di New York che aveva riservato per partecipare alla assemblea delle Nazioni Unite, e fu ospitato nell’hotel di Malcom X ad Harlem, ricevuto da Angela Davis. Forse i piu’ giovani si chiederanno chi sono questi due: be’, avete internet, scopritevelo da soli.
A Fidel mi ci sono trovato vicino solo una volta, alla Fiera del Libro dell’Havana nel 2002, mentre da più lontano altre due volte, nel ’97 ai funerali del Che. e nel 2000, il 1° maggio, quando col mio amico, il mitico Melega, siamo andati alla manifestazione in Plaza de la Revolucion. Ma ce lo trovavamo spesso in TV, forse anche troppo spesso. Naturalmente in tutti questi anni mi sono giunti vari aneddoti sulla sua vita, ma vanno raccontati iin una occasione piu’ giusta.
Concluderei ricordando che la scomparsa fisica di Fidel sicuramente non farà scomparire la sua rilevante opera, che si perpetuerà nei tempi a venire.
In questi giorni il commosso addio di quasi tutti, cubani e non, è nella frase che usò il Che nella lettera di commiato da Cuba, quando scelse di non essere un potente ministro cubano per ritornare ad essere un guerrigliero, questa volta nelle montagne della Bolivia: hasta la victoria siempre, Comandante!.

di Giancarlo Guglielmi

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Giancarlo Guglielmi
Giancarlo Guglielmi che vive a Cuba da molto tempo, oltre a informare e commentare gli avvenimenti più importanti che si svolgono da quelle parti, offre consulenze per chi fosse interessato a eventuali investimenti a Cuba, o semplicemente per tour personalizzati dell’isola. Chi volesse entrare in contatto puo’ farlo attraverso la email: giangi.riha@gmail.com

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