Diciamo la verità, gli italiani sono bravissimi a lamentarsi di ogni cosa ma quando hanno l’occasione di cambiare il loro status quo scelgono sempre ‘l’usato garantito’. L’ultimo esempio di questa triste realtà sono state le primarie del centrosinistra. Il Paese è attraversato da un’indignazione popolare, in gran parte giustificata a nostro avviso, contro una classe politica che in vent’anni ci ha portato a un passo dal baratro, pensando solo a spartirsi le poltrone disponibili. E quando finalmente gli italiani hanno un’occasione per provare a cambiare le cose, che fanno? Votano per i soliti noti.
Pur senza entrare nel merito di chi fosse il candidato ideale per il centrosinistra, tra Matteo Renzi e Pierluigi Bersani, una cosa è certa: il primo rappresenta il nuovo, la rottura con il passato; mentre il secondo la continuità. Non è un caso, infatti, che gli apparati di partito e tutte le vecchie facce della politica si siano schierati al fianco dell’ex ministro. Chiariamo una cosa: magari Renzi si sarebbe rivelato un flop ma forse era giusto dargli almeno l’occasione di dimostrare il suo valore. Il sindaco di Firenze poteva essere la nuova scommessa del centrosinistra che guarda al futuro e certamente una sua vittoria avrebbe reso più facile la candidatura di un volto nuovo anche nello schieramento di centrodestra. Bersani, che comunque consideriamo un buon ministro, rappresenta come dicevamo il passato. E infatti da Arcore si dice che Silvio Berlusconi abbia tirato un sospiro di sollievo alla notizia della vittoria di Bersani. Un risultato che lo avrebbe spinto ad accelerare il suo ‘chiacchierato’ ritorno in campo. Insomma, niente di nuovo sotto il sole né a destra né a sinistra: nonostante l’indignazione e la crisi, continuiamo ad essere un Paese incapace di guardare al futuro.
Flavio Stilicone