Ci sono lavoratori (e cittadini) più privilegiati (o meno tartassati) di altri. Come si potrebbe evitarlo?
Nell’”affaire” delle banche salvate a colpi di miliardi dallo Stato ogni settimana si scopre una perla dopo l’altra.
Ora si scopre che lo Stato, oltre ad aver garantito una sovvenzione di 3,1 miliardi a una recalcitrante Intesa per convincerla ad assorbire le due banche venete, si è impegnato a garantire uno “scivolo” per i dipendenti in esubero: 6/7 anni di prepensionamento con il 70/80% dello stipendio. Cioè in soldoni: 4500 persone rimarranno per 6/7 anni a casa ricevendo lo stipendio senza far niente (o più probabilmente lavorando in nero) per un costo medio di 45.000 euro lordi all’anno a carico dello Stato.
E si tratta non solo di dipendenti delle due banche venete (circa 1500), ma anche di 3000 dipendenti di Intesa che potrà così sbarazzarsi di una buona parte dei propri esuberi di personale a spese dei contribuenti. Ovviamente soddisfatti tanto Intesa quanto i sindacati: dove mai si trova uno Stato che gentilmente si accolla gli esuberi altrui e garantisce a tutti i dipendenti di una ditta fallita 7 anni di stipendio (circa 300.000 euro ognuno)?
Ma a questo punto sorge una domanda: esistono forse in Italia dipendenti di serie A e di serie B?.
Perché accanto a questi casi (basti pensare all’Alitalia) di dipendenti iper protetti con “scivoli”, buonuscite, posto garantito sempre e comunque esistono i dipendenti di tutte quelle piccole e medie aziende che sono fallite trascinando con se i propri dipendenti, rimasti quasi sempre senza lavoro, senza qualche stipendio e senza liquidazione, con la sola difesa del sussidio di disoccupazione (che dura due anni) e poi il nulla…
A questi potremmo anche aggiungere i lavoratori di serie C: giovani e meno giovani, magari laureati, che lavorano per cooperative di servizi, pagati spesso con voucher o con partita IVA, che se licenziati si trovano semplicemente e puramente disoccupati… Altro che “scivoli” o “paracadute”, non hanno di che sbarcare il lunario.
Continueremo sempre così? Speriamo di no, ma temiamo di si.
Sarebbe sufficiente affrontare le situazioni in una logica di economia di mercato: quando un’impresa non è più in grado di reggere bisogna prenderne atto e lasciarla fallire; cercare non tanto di garantire la continuazione di privilegi e posti assistiti quanto di trovare e creare nuove possibilità e posti di lavoro per i loro dipendenti. Costerebbe molto meno e creerebbe autentici posti di lavoro
di Angelo Gazzaniga