Ambrosoli, un eroe borghese ancora attualissimo
E’ accaduto nel febbraio 1992: la nostra comunità sfiorò la bancarotta e il colpo di Stato di Cosa Nostra sostenuta politicamente dal partito “keynesiano” di Sicilia Libera (evitati solo grazie al fatto
che Ciampi e Draghi firmarono l’Isda Master Agreement con la banca d’affari Morgan Stanley, accordo protetto dal segreto di Stato); oggi lo scenario si ripete, con il New Deal del “Salvi-Di Maio”
comprensivo di deficit spending e nazionalizzazione della Banca d’Italia.
Vorrei dunque menzionare ai lettori come è nato il ruolo delle sacrosante agenzie di rating e degli operatori finanziari nei titoli di Stato. Lo Stato non è “troppo grande per fallire” (Keynes). Può fallire se è amministrato male, e allora il giudizio dei mercati è fondamentale a evitare che le finanze pubbliche si autogestiscano fuori dal principio di realtà. Nacque nel 1981 il divorzio tra Banca d’Italia e Tesoro nel passaggio di lettere confidential tra Andreatta e Ciampi per effetto dell’omicidio del commissario liquidatore Giorgio Ambrosoli, mentre di contro Keynes – la stella polare del Salvi-Di Maio – aveva teorizzato la nazionalizzazione della Banca d’Inghilterra (all’origine delle peggiori clientele): dal capitolo settimo di Un eroe borghese – Il caso dell’avvocato Giorgio Ambrosoli ucciso dalla mafia politica” a cura di Corrado Stajano (a sostenere Ambrosoli erano stati Ciampi, Baffi e Sarcinelli):
“Una mattina Annalori Ambrosoli mette a posto il tavolo Impero dove il marito ha lavorato fin quasi all’alba. Sta svuotando un portacenere quando vede spuntare da un block-notes di carta quadrettata l’angolino di un foglio dove c’è scritto: “Anna carissima”. Non si trattiene dal leggere. E’ un testamento. Giorgio l’ha scritto quella notte.
Anna carissima, è il 25.2.1975 e sono pronto per il deposito dello stato passivo della B.P.I. (Banca Privata Italiana di Michele Sindona, ndr), atto che ovviamente non soddisferà molti e che è costato una bella fatica. Non ho timori per me perché non vedo possibili altro che pressioni per farmi sostituire, ma è certo che faccende alla Verzotto e il fatto stesso di dover trattare con gente di ogni colore e risma non tranquillizza affatto. E’ indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l’incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un’occasione unica di fare qualcosa per il Paese. Ricordi i giorni dell’Umi, le speranze mai realizzate di far politica per il Paese e non per i partiti: ebbene, a quarant’anni, di colpo, ho fatto politica e in nome dello Stato e non per un partito. Con l’incarico, ho avuto in mano un potere enorme e discrezionale al massimo ed ho sempre operato – ne ho la piena coscienza – solo nell’interesse del Paese, creandomi ovviamente solo nemici perché tutti quelli che hanno per mio merito avuto quanto loro spettava non sono certo riconoscenti perché credono di aver avuto solo quello che a loro spettava: ed hanno ragione, anche se, non fossi stato io, avrebbero recuperato i loro averi mesi dopo. I nemici comunque non aiutano, e cercheranno in ogni modo di farmi scivolare su qualche fesseria, e purtroppo, quando devi firmare centinaia di lettere al giorno, puoi anche firmare fesserie. Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certa saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto. Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il Paese, si chiami Italia o si chiami Europa. Riuscirai benissimo, ne sono certo, perché sei molto brava e perché i ragazzi sono uno meglio dell’altro. Sarà per te una vita dura, mai sei una ragazza talmente brava che te la caverai sempre e farai come sempre il tuo dovere costi quello che costi. Hai degli amici, Franco Marcellino, Francesco Rosica, che ti potranno aiutare: sul piano economico non sarà facile, ma – a parte l’assicurazione vita – …”. Ps – Così è nato il divorzio tra la Banca d’Italia e il Tesoro: avanguardia per il resto d’Europa. “Eccola, la vera “manovra del popolo”: “scurdammoce ‘o passato”, e avanti sereni verso il baratro” (Massimo Giannini dixit). A quando il Reagan italiano?
di Alexander Bush