Un romanzo si Hemingway con un fondo di verità
Ho letto questa narrazione di Leonardo Padura molto in ritardo ma dato che contiene una sintetica biografia particularmente originale di Hemingway mi viene da parlarne, avendo in gioventu’ letto tutto o quasi della produzione hemingweiana.
Leonardo Padura, scrittore cubano, pubblicato in vari Paesi, che ha raggiunto la fama con romanzi polizieschi o gialli, come si definiscono in Italia. Ma ogni tanto si diletta in altre storie, come nel romanzo “L’uomo che amava i cani”, forse la sua opera maestra. In competizione ci sta sicuramente “Le nebbie del passato” indagine al passato del ex tenente di polizia Mario Conde, che e’ l’invetigatore o come direbbero gli anglofoni, detective, creato da Padura. Il quale e’ il primo scrittore di polizieschi cubano a creare un proprio detective alla maniera di Marlowe. Adesso c’e’ anche Lorenzo Lunar che ha creato il suo con al centro il “barrio” ossia il quartiere.
Il romanzo di cui sto parlando si svolge nell’attuale Museo Hemingway, che era la residenza personale di Ernest H. quando viveva alla Havana.
Siccome un uragano sradica un vecchio albero e tra le radici emergono delle ossa umane, Mario Conde deve scoprire come sono finite li quelle ossa. Da li la necessita’ di indagare sulla storia vera di E.H.
Scrive Padura in nome di Mario Conde:
….. Lui sapeva che la sua immaginazione era sempre stata scarsa e falsa, e solo raccontare le cose viste e apprese nella vita gli aveva permesso scrivere quei libri capaci di riassumere le vericidita’ che lui esigeva alla sua letteratura. Senza la boheme di Parigi e le corride dei tori non avrebbe scritto “Fiesta”. Senza le ferite di Fossalta, l’ospedale di Milano e il suo amore disperato per Agnes von Kuroswsky, mai avrebbe immaginato “Addio alle armi”. Senza il safari del 1934 ed il sapore amaro della paura provata di fronte ad un bufalo ferito, non avrebbe potuto scrivere “Verdi colline d’Africa, nè due delle sue migliori narrazioni, “La breve vita felice di Francis Macober” e “Le nevi del Kilimangiaro”. Senza Key Wes, il Pilar, il Sloopy Joe’s, il contrabbando di alcol, non sarebbe sorto “Avere e non avere”. Senza la Guerra di Spagna e I bombardamenti, e la violenza fratricida e la sua passione per la conturbante Martha Gelhorn, non avrebbe scritto mai “La quinta colonna” e “ Per chi suona la campana?”.Senza la seconda guerra mondiale e senza Adriana Ivancich non esisterebbe “Dall’altro lato del fiume tra gli alberi”. Senza tutti quei giorni investiti nel Golfo e senza i pescespada che pesco’ e senza le storie di altri pescespada tremendi e argentati che ascolto’ raccontare dai pescatori di Cojimar mai sarebbe nato “Il vecchio e il mare”. …..
…In realta’ il Conde non aveva smesso di amare Hemingway di colpo, quando entro’ in possesso di quelle informazioni. La distanza si era andata forgiando mentre il romanticismo lasciava spazio allo scetticismo e l’allora ídolo letterario si ando’ convertendo in un essere prepotente, violento e incapace di dare amore a coloro che lo amavano; quando intese che piu’ di venti anni convivendo con i cubani non bastarono a che l’artista comprendesse un cacchio dell’isola; quando assimilo’ la dolorosa verita’ che quello scrittore geniale era anche un uomo disprezzabile, capace di tradire ognuno di quelli che lo aiutarono: da Sherwood Anderson, l’uomo che gli aveva aperto le porte di Parigi, fino “al povero” Scott Fitzgerald. Ma il vaso trabocco’ quando seppe del modo crudele e sádico che si era comportato col suo antico compagno e amico John Dos Passos durante i giorni della Guerra Civile Spagnola, quando Dos insisteva per investigare la verita’ sulla la morte del suo amico spagnolo Jose Robles, e Hemingway gli grido’ in faccia, in una riunione pubblica, che Robles era stato fucilato come spia e traditore della causa della Repubblica. In seguito, passando tutti i limiti, con malignita’ e superficialita’, fece di Robles il modello del traditore in “Per chi suona la campana?” Quello era stata la fine dell’amicizia tra i due scrittori e l’inizio della riconversione política di Dos, quando arrivo’ a sapere che Robles, grande conoscitore di affari scabrosi, era stato, come Andreu Nin, una delle prime vittime del terrore stalinista dilagado in Spagna dal 1936, mentre si celebravano i patetici processi di Mosca,……
….. Di quella storia torbida e penosa, amplificata da Hemingway, Dos ne era uscito come un codardo e lui come un eroe: la verita’, comunque, finiva col sapersi e con essa si divulgava fino a che punto Hemingway e la sua incontenibile vanita’ furono strumenti in mano agli artefici della propaganda e delle esecuzioni staliniste di quei tempi amari. …..
Direi che ci si e’ svelato l’altra faccia della medaglia e la verita’ e’ rivoluzionaria diceva Gramsci. E una verita’ e’ l’aver definito il XX, secolo degli orrori, ma se il buongiorno si vede dal mattino pare che il XXI non prometta niente di meglio.
Naturalmente non dico nulla sulla fine del romanzo, perche’ non dimentichiamo che di un romanzo si tratta…
di Giancarlo Guglielmi