Nella ormai complessa e ingarbugliata matassa delle proteste degli agricoltori si dovrebbero evidenziare alcuni punti fermi.
A favore:
- è incredibile il peso della filiera della distribuzione: all’agricoltore che ha faticato, ha rischiato (perché in fondo è solo lui che rischia se il raccolto va male), ha lavorato senza possibilità di ferie o giorni festivi rimane uno scarso 20% del prezzo di vendita. E’ come se alla Fiat (pardon Stellantis) di una Panda venduta a 15000 euro ne andassero più o meno 3000.
Esiste un grosso problema di costi che gravano sulle spalle dell’agricoltore: situazione aggravata in Italia anche da una presenza mafiosa estesa in tutta la filiera. - Imporre regole e controlli sempre più complessi e burocratici, e per di più continuamente modificati, rappresenta un costo inutile e spesso insostenibile proprio per quei piccoli produttori che si vorrebbe sostenere.
Contro:
- non si deve dimenticare che fino a pochi anni fa il 50% del bilancio UE era speso in sussidi all’agricoltura (ora siamo al 30%, ma solo perché è aumentato il bilancio, l’importo è rimasto uguale). Caso eclatante è stato quello del burro europeo prodotto in Francia e Olanda a un costo doppio di quello mondiale. Non solo si doveva regalarlo o sussidiare il maggior costo, ma era un incentivo a produrre a più non posso senza badare ai costi, tanto si vendeva comunque grazie ai sussidi. In questi ultimi anni, proprio grazie ai sussidi, il reddito complessivo del settore agricolo si è incrementato più di quello dell’industria.
- gli agricoltori chiedono di non inasprire ma piuttosto di rendere meno stringenti le regole sull’uso di pesticidi e concimi azotati. Prodotti tossici e cancerogeni che finiscono sulle tavole dei cittadini e che sono pericolosi in primis proprio per gli agricoltori che li usano.
- Gli agricoltori godono da sempre di cospicue esenzioni dal pagamento di imposte e tasse (adesso si propone di esentarli dall’Irpef, cioè la tassa principale sui redditi) e da sempre hanno contributi pensionistici solo nominali con il risultato che le loro pensioni, per quanto ridotte, sono a carico degli altri settori
Cosa dedurne?
Ecco i risultati di un economia drogata dai sussidi. Sarebbe opportuno assegnarli non a pioggia, ma in maniera differenziata per sia per aiutare gli agricoltori più bisognosi (i piccoli) sia soprattutto per incentivare un’agricoltura meno dannosa alla salute sia degli utenti sia degli stessi agricoltori e per spingerli ad un’apertura verso il mercato mondiale utile a tutti, sia ai nostri agricoltori sia a quelli del terzo mondo.
Altrimenti si prenderanno i soliti provvedimenti tampone utili a frenare le proteste, a accontentare chi grida di più e tutto resterà come prima, fino alla prossima protesta.
Quindi sussidi mirati, studiati e concordati tra tutte le parti con obiettivi a lungo termine per risolvere un problema, quello dell’agricoltura, che esiste da decenni e non regali per avere più consensi e più voti.
di Angelo Gazzaniga