Alcuni magistrati hanno la stessa funzione delle mele marce : ne bastano poche per rovinare tutto
La frase di circostanza che dicono quasi tutti i personaggi noti, se coinvolti in vicendegiudiziarie, è: piena fiducia nella magistratura. Frase ipocrita di circostanza perchè per una parte consistente degli italiani, i quali è altamente probabile che di fiducia nella magistratura ne abbiano poca se non nessuna. Soprattutto se avvisi di reato che li riguardano vengono strombazzati sui giornali prima che li ricevano, o se vengono arrestati con motivazioni che in altre democrazie, dove la presunta innocenza è regola ferrea, non comporterebbero alcuna restrizione della libertà. Tanto piu’ che statistiche recenti hanno dimostrato che la grande maggioranza degli arrestati prima di venire processati è stata ritenuta innocente.
Del cattivo funzionamento della giustizia italiana si parla, con pochi risultati, da tempo. Ma non si dice, con la dovuta chiarezza, che alcuni magistrati hanno avuto comportamenti noti a tutti che, in altre democrazie, avrebbero comportato la cacciata dall’ordine giudiziario.
Chi dovrebbe farlo sarebbe il CSM presieduto dal Capo dello Stato, che fa il notaio e sta zitto, composto da magistrati delle varie correnti della magistratura spesso in guerra tra di loro, ma che, di fronte a determinate situazioni, fanno unanime muro per difendere anche membri indegni della corporazione. Mentre i membri cosiddetti laici non pare alzino la voce, anche perchè i piu’ sono alti papaveri che galleggiano tra politica e burocrazia, alieni da posizioni decise, anche per non pregiudicare altri futuri incarichi del giro. E se, talvolta, alzano la voce, non seguono i fatti, e, se seguono, la lentezza burocratica nel gestirli annacqua ogni decisione.
Indipendentemente da ogni possibile riforma del sistema giudiziario, se si continua a far finta di niente di fronte a certi comportamenti, la giustizia italiana non sarà mai all’altezza di un paese giudiziariamente civile.
Anche perchè le mele marce, si sa, guastano le altre.
Il giovane che entra in una qualsiasi organizzazione umana si forma anche assimilando l’etica e la deontologia professionale dell’ambiente in cui opera. Allora per un giovane magistrato non pare sia una regola normale il divieto di violare il segreto d’ufficio, dove i giudizi anticipano, chiaccherando, le sentenze o ritardano le motivazioni di una sentenza causando la prescrizione, o emettono sentenze palesemente politicizzate, o sbattono in galera presunti innocenti magari, come è successo, andando poi in vacanza senza interrogarli. O si scagliano contro la politica che puo’ essere criticata da tutti, ma non dai magistrati perchè se si critica un politico, o la sua politica, e poi lo si incrimina, l’incriminazione verrà considerata un atto politico, non giudiziario, anche se fondata. O si ergono a moralizzatori della società criticando questo e quello e si sentono protagonisti assoluti creando guai a catena come quando, eccedendo, sequestrano strade o reparti di società, creando sconvolgimenti e costi anche sociali enormi (vedi Ilva.)
I magistrati, come è stato sempre in passato, devono limitarsi ad applicare le leggi e convincersi che la riservatezza deve essere l’essenza primaria dell’essere magistrato.
E ora che il buonismo ipocrita nel giudicare magistrati indegni scompaia, perchè anche la migliore riforma dellagiustizia non darà i suoi frutti se non si gettano le mele marce.
Ettore Falconieri