La vendita Alitalia dimostra una cosa: le leggi del mercato si possono ignorare, ma prima o dopo presenteranno il conto
Finalmente la vicenda Alitalia sembra giunta alla fine nell’unico modo possibile: la nostra (ex) compagnia di bandiera è stata rilevata da Etihad. Di fronte alla prospettiva di un fallimento temuto da tutti e non voluto da nessuno ognuno degli attori ha dovuto mettere mano al portafoglio:
- le banche rinunciando a parte dei crediti e convertendone altri in azioni (circa 600 milioni)
- gli azionisti privati aggiungendo altro capitale (300 milioni),
- le Poste entrando come azionista (90 milioni),
- lo Stato (cioè noi cittadini) concedendo ulteriore cassa integrazione, riducendo il margine di libertà delle compagnie low cost (e quindi prezzi più alti dei biglietti), affossando Malpensa e portando l’alta velocità a Fiumicino (a spese naturalmente dello Stato)
Con tutto ciò Etihad, con un impegno di poco più di un miliardo di euro (il valore di 4 aerei), ha rilevato un marchio ancora prestigioso e soprattutto tutta una rete mondiale di slot: niente di più e niente di meno di quello che avrebbe fatto anni fa Air France con un esborso di 4 miliardi.
Un grazie particolare a Berlusconi e ai sindacati: anteponendo i loro interessi elettorali (l’uno) e di difesa dei loro privilegi (gli altri) hanno accollato due volte il costo del salvataggio di Alitalia agli unici che non hanno mai avuto voce in capitolo: i cittadini.
Da tutta questa vicenda possiamo trarre un’unica conclusione: possiamo ignorare quanto vogliamo le leggi del mercato e dell’economia, ma alla fine esse ci presenteranno il conto: e sarà tanto più salato quanto più le avremo ignorate.
Angelo Gazzaniga