“Per Albatros un saggio di Giuseppe Brescia sui rapporti tra Benedetto Croce e il cristianesimo”.
Il lavoro ermeneutico svolto nei volumi “Croce e il cristianesimo” ( Acton Institute, Rubbettino 2003 ), “Sturzo e Croce” ( ivi 2006 ), “La profezia e le ipotesi” ( Laterza, Bari 2007 ) e “Radici di libertà” ( ivi, 2011 ) presuppone una larga convergenza d’idee in campo europeo, dal Carteggio Croce – Vossler al libro di Christopher Dawson sulla origini cristiane della civiltà europea, dal monito di Thomas Stearn Eliot ( “Se il cristianesimo se ne va,se ne va tutta la cultura europea” ) ai riconoscimenti di Thomas Mann e Arthur Koestler. Tra i cattolici liberali coevi a Croce, sono belle le riflessioni di padre Vincenzo Cilento ( gran traduttore di Plotino ), Mons. Vito G. Galati, Giuseppe De Luca, Alberto Caracciolo, Alessandro Casati, i fratelli Mario e Luigi Sturzo, il filologo Francesco Di Capua. Tra i cattolici interpreti e prosecutori di ermeneutica filosofica, sempre ricordiamo con un moto di gratitudine gli studi di Pietro Addante, Ambrogio G. Manno e Reginaldo Pizzorni, docente alla Pontificia Università Lateranense di filosofia del diritto naturale.
E tra i cattolici – per dir così – integrali, si annoverano le note di Federico La Sala, sul sito “La Voce di Fiore”, a proposito di “Veni Creator Spiritus” ( Lo spirito costituzionale di Benedetto Croce”), dell’ 8 aprile 2009; fino a Massimo Lapponi, “Cristo sempre vivo nell’opera di Benedetto Croce. Meditazione sulla festa di Pasqua” ( sul sito “Legno Storto” del 1° aprile 2013). Gennaro Sasso ha inteso spiegare “Perché Croce scrisse il saggio ‘Perché non possiamo non ‘dirci’ cristiani”.
L’Istituto Suor Orsola Benincasa di Napoli ha presentato la traduzione spagnola del famoso saggio ( “Podem no dir-nos cristians”. Croce il cristianesimo l’Europa ), il 3 dicembre 2012, con interventi di Giuseppe Galasso e Piero Craveri ( per tacer d’altri ). E tra i “laici”, ma non “laicisti”, accoglievano la indicazione crociana Giovanni Spadolini ( in molti luoghi ), Aldo Capitini, Adolfo Omodeo, Federico Chabod ( nella sua “Storia della idea d’Europa” ), Nicola Matteucci, Carlo Antoni, Raffaello Franchini, Cinzio Violante, Francesco e Luigi Compagna, Francesco Capanna ( nel suo fondamentale “La religione nel pensiero di Benedetto Croce”), la stessa Alda Croce in occasioni memorative, Rosario Assunto nella recensione alla traduzione italiana di H. W. Ruessel, “Profilo d’un umanesimo cristiano” ( Roma, Einaudi 1945 ), recensione apparsa in “L’Italia che scrive”, 2, febbraio 1946 ( p. 37: poi, “Evocazioni ferraresi e memorie storiche”, Laterza, Bari 2009, pp. 20-22 e 39-41 ).
Tra gli ebrei modernizzanti, ‘difendono’ la lezione crociana, direttamente o indirettamente, Giorgio Bassani ( “L’Italia da salvare” ) e Max Ascoli ( Editoriali di direzione e congedo di “The reporter”). Polemizzano in parte contro il “fantoccio polemico” di un Croce “cattolico” Gaetano Pecora sulla “Lettura” del “Corriere” dell’ 11 novembre 2012; Giandomenico Mucci dalle pagine della “Civiltà Cattolica”; Fulvio Tessitore in un capitolo della sua “Ricerca dello storicismo”. Pure, presentare il carteggio Croce – Maria Curtopassi è toccato a un “laico” come Giovanni Russo, colonna del “Mondo” e del “Corriere della sera”. Evidenziare il “dialogo con Dio”, è stato il compito recensivo di Fulvio Janovitz, dalla “Nuova Antologia” ( senza, con ciò, voler significare una improbabile “conversione” biografica o filosofico-teologale al “cattolicesimo”. Le chiose di Franco Crispini citano, non a caso, l’apporto dello stesso Tessitore ( “Per una rivisitazione di Croce”, Rubbettino 2013 ), pure restando su un piano eminentemente compilatorio, bisognevole di maggior rispetto – forse – della “grammatica delle idee” e della “sintassi”. Non si può tuttavia tacere il rilievo della ermeneutica filosofica sul cristianesimo,
stabilito nel dialogo tra Marcello Pera e Joseph Ratzinger ( “Senza radici”, Mondadori 2009) e successivo dibattito. Si va dall’imputazione “forte” a Croce / avrebbe dovuto scrivere ” Perché non possiamo non
‘essere’ cristiani” ), dimenticando che nella teoria del giudizio si copulano soggetto e predicato; a una inclinazione “debole”, verso la “kenosis” postmoderna o tardomoderna e l’accreditamento del “relativismo” ( “cristiani perché relativisti”, ad esempio in Dario Antiseri ). Ma l’idealismo filosofico brilla nel pensiero di Karol Woytila, gli studi sulla filosofia dei valori in Max Scheler, l’arte come creazione, la persona come principio di attività ( edizione di tutte le Opere, a cura di Giovanni Reale ). Il ponte tra cristianesimo ed ermeneutica filosofica ( il primo versetto di San Giovanni, reinterpretato da Rosario Assunto; il trascendentalismo filosofico, corroborato negli anni Settanta ) non può essere espunto né distrutto. Lo stesso primato della caritas ( “Deus caritas est” di Papa Ratzinger) pur nei diversi contesti categoriali, è funzionalmente affine al primato dell’etica e della “moralità” nel Croce maturo del 1938. Semmai, si può provare a leggere nuovamente il rapporto tra scienza e fede, lungi dalle alcinesche seduzioni dei contemporanei tre papi ( Papa Ratzinger, Papa Bergoglio, e il papa “laico” sulla via di Damasco – se può esser consentita la celia – Scalfari ). Si può rinvenire il “Sorprendente Luca”; “L’utile e il vitale nelle Sacre Scritture”; La differenza tra “Scaltrezza mondana e scaltrezza chiesastica: o del nuovo Iperione” in Papa Bergoglio ( v. i saggi su Libertates.com ). Ma questo fitto dialogare con la parola e i testi, e i temi e problemi della modernità vissuti e rivissuti in essi, non è né dovrebbe essere motivo di “scandalo”, giacché mai lo spirito umano è stato difettivo dei suoi “momenti” ( l’utile, per la parabola dell’amministratore disonesto; la gustizia giusta, in quella del giudice e vedovella; la umana pietà e la dolcezza in “Gesù e l’adultera”, che tanto piacque al Croce, e via ). Come diceva Amleto, ci son più cose tra cielo e terra di quante ne contempli la filosofia ( per l’aforisma diRaffaello Franchini: la “loro filosofia” ).
Giuseppe Brescia