Anche per l’autostrada tirrenica una “soluzione all’italiana”
Sono almeno trent’anni che si discute sulla realizzazione, o meglio, sul tracciato dell’autostrada tirrenica, di cui manca ancora il tratto tra Grosseto e Civitavecchia.
Si tratta di un’opera indispensabile perché permetterebbe di avere una variante all’Autosole e di collegare velocemente Liguria e Toscana a Roma. Ma esiste una forte opposizione (al solito) degli enti locali, perché si attraverserebbe una zona di alto valore ambientale quale la Maremma e, aggiungono i maligni, si porterebbe traffico e turisti a una zona esclusiva quale Capalbio.
Ora finalmente, si è giunti ad un accordo: niente autostrada, ma raddoppio a quattro corsie della statale esistente, l’Aurelia.
In apparenza una soluzione geniale: sono contenti gli ambientalisti perché si salvano zone incontaminate, quelli di Capalbio perché non avranno un’autostrada vicino alle loro ville e ci potranno arrivare senza pagare il pedaggio, il governo perché finalmente si farà un’infrastruttura necessaria.
C’è però un piccolo problema: l’autostrada avrebbe avuto un costo zero perché costruita a cura e spese della società concessionaria (che avrebbe pagato anche un piccolo onere come concessione) mentre la soluzione di portare l’Aurelia a quattro corsie ha una previsione di costo di circa 4 miliardi, interamente a carico dello Stato, a cui faranno poi capo anche le spese di manutenzione.
Ci chiediamo: lo Stato italiano che fa sempre più difficoltà a far quadrare i bilanci ha proprio bisogno di spendere 4 miliardi (quanto per intenderci ci chiede come manovra aggiuntiva la UE) per riuscire a ottenere il consenso di tutti?
La forza di una politica dovrebbe essere quella di chiedere sacrifici (giustificati, i minori possibili, anche con compensi economici) a pochi per le esigenze di molti e non far pagare agli altri il consenso di tutti gli interessati.
di Guidoriccio da Fogliano