Anche il tanto pubblicizzato fondo Atlante on potrà risolvere tutti i problemi
Varato finalmente varato il fondo Atlante, con 4 miliardi forniti da quasi tutte le banche italiane, si cominciano a fare i primi conti.
E si scopre che, una volta completati gli aumenti di capitale della Popolare di Vicenza e di qualche altra popolare in crisi, si potranno riciclare (grazie alla leva finanziaria) 10/15 miliardi di crediti incagliati, cioè inesigibili.
Se non una goccia nel mare, poco ci manca: la somma dei crediti incagliati presso le banche italiane è (ufficialmente) di 80/85 miliardi; altri, temiamo, ne usciranno a poco a poco.
Di fronte a questa enorme massa di crediti che non rientreranno appare la vera entità dello sforzo a cui saranno chiamate le nostre banche per riemergere e tornare in utile.
Non sarebbe stato meglio, allora, chiedere l’intervento della UE nel 2011 quando il decreto salva-banche ha permesso a Spagna, Portogallo e Irlanda di risolvere grazie a finanziamenti europei situazioni ben più difficili della nostra?
Certo, questo avrebbe significato un controllo e una supervisione di Bruxelles sulle nostre banche e sui nostri conti, ma abbiamo visto come le banche spagnole si sono riprese dopo la bufera. E non sosteniamo che sia stato fatto per orgoglio nazionale o per evitare controlli troppo stringenti: in verità non si è voluto scoperchiare certe situazioni (vedi banche popolari e bcc) in cui l’intreccio tra politica locale, potentati economici, management autoreferenziale e intoccabile e, qualche volta, comportamenti illeciti era troppo forte e troppo pericoloso da scardinare.
È quanto da sempre afferma Libertates: uno dei maggiori problemi dell’Italia sono le situazioni locali in cui politica, potere e affari si intrecciano: occorre semplificare e sfoltire non solo la struttura politica, ma anche la struttura economica locale. Meno comuni, meno piccole banche “personali”, meno burocrazia sono un’arma contro sprechi, inefficienze e malagestione
Guidoriccio da Fogliano