Anche Paolo Mieli (come Luisa Cifarelli, presidente della Società Italiana di Fisica) sostiene che non è del tutto sicuro che i cambiamenti climatici siano opera dell’uomo
Sul Corriere della Sera di lunedi’ 7 novembre è comparso un rilevante editoriale a firma di Paolo Mieli in occasione dell’apertura della Conferenza sui cambiamenti climatici Cop 22 a Marrakech.
L’articolo illustra efficacemente il clima (è il caso di dirlo) che si è creato intorno ai cambiamenti climatici; Mieli mette in dubbio un’affermazione che ormai fa parte del “politically correct” mondiale e cioè l’assoluta certezza dell’origine antropica del riscaldamento globale.
Mieli fa esplicito riferimento alla posizione assunta in merito ai cambiamenti climatici dalla professoressa Luisa Cifarelli, Presidente della Sif (Società Italiana di Fisica) che fu aggredita mediaticamente “per aver tolgo il logo della società da lei presieduta dal documento di dodici associazioni italiane che, in vista della Conferenza di Parigi, affermavano essere ‘inequivocabile’ l’influenza umana sul sistema climatico”.
Infatti -prosegue Mieli nel suo editoriale- “la Cifarelli avrebbe voluto che il termine ‘inequivocabile’ fosse sostituito con ‘verosimile’ o ‘probabile’” e per questo, conclude Mieli “la Cifarelli fu lapidata”.
Ho già avuto modo di esprimere la mia solidarietà alla profesoressa Cifarelli da queste colonne: la scienza dovrebbe essere sempre lontana dagli assolutismi che tanto amano i partigiani delle idee.
Qualche ora dopo l’editoriale di Mieli, i soliti lapidatori non si sono lasciati sfuggire l’occasione per replicare ironicamente attaccando Mieli (accusandolo, tra l’altro, di falso) e “lapidando” pesantemente di nuovo la Cifarelli in maniera poco gradevole (evito con piacere di riportarne il link).
Al di là della polemica “tecnica”, ha ragione Mieli sull’atmosfera di pericolosa intolleranza ideologica che si è creato in un certo mondo del “politically correct” e che sta avvelenando l’occidente: non si può più fare un’affermazione che non segua la moda dominante, e subito si viene aggrediti e posti alla gogna.
Questa non è democrazia è l’anticamera della dittatura: un grazie a Paolo Mieli che ha avuto il coraggio di rendere noti questi fatti col suo stile chiaro e pulito.
Avendo l’onore di conoscere personalmente la professoressa Cifarelli, me la immagino, messa al corrente dell’ennesimo attacco mediatico, rispondere rispettosamente “Frankly, my dear, I don’t give a damn”.
Gianluca Alimonti