Una domanda sorge spontanea alla vista di tutto quello che è successo con il caso Almasri: perché non si è fatto ricorso alla Ragion di Stato (o meglio: perché non lo si è detto?).
Il ricorrere alla Ragion di Stato, e quindi l’apposizione del Segreto di Stato su tutta la vicensa, è una pratica usuale dai tempi dei romani, l’hanno usata e la usano tutti gli Stati e tutti i governi.
In Italia ne abbiamo avuti tanti esempi: dal famoso “lodo Moro” (grazie al quale i palestinesi poterono circolare liberamente in Italia impegnandosi a non fare attentati) al recente caso della Sala (in cui si è rilasciato un ingegnere iraniano arrestato in seguito a regolare mandato di cattura americano).
Dato che il caso era abbastanza simile perché non ci sono dubbi che all’arresto dell’Almasri sarebbe seguita la ritorsione verso uno dei tanti italiani che lavorano in Libia sarebbe stato semplice assumersi la responsabilità politica del rilascio e invocare (a ragione) la Ragione di Stato?
Percgé non è stato fatto? Per sciatteria, per una scelta politica (per rinfocolare la polemica con la magistratura) o per qualche altro motivo? Ai posteri l’ardua sentenza.
Quello che vorremmo far notare è che la Ragion di Stato non è la panacea di ogni problema: esistono anche quei diritti di giustizia, quel rispetto dei valori fondamentali di libertà e diritti umani (di cui Libertates si è da sempre fatta paladina) che in questi casi vengono disconosciuti e violati. Altrimenti il criterio fondamentale che “la legge è uguale per tutti” rischia di diventare “la legge è meno uguale per chi arriva da un regime totalitario e criminale”.
Quindi si alla Ragion di Stato, ma (come diceva Manzoni) “con juicio”
di Angelo Gazzaniga