Il “caso Cancellieri” tiene banco in questi giorni.
I fatti: non si può negare che la Cancellieri sia un “servitore dello Stato” che ha ben meritato nella sua carriera (basti pensare a quanto fece a Bologna come commissario) e che Giulia Ligresti avesse diritto ad avere gli arresti domiciliari (avendo richiesto il patteggiamento, cioè avendo riconosciuto la propria colpa, e stante le sue condizioni cliniche).
Ma ora due osservazioni:
- la situazione della nostra magistratura è addirittura più grave di quanto noi Comitati abbiamo denunciato (vedi il nostro libro “Terzo strapotere”): non solo tempi biblici ed inefficienza diffusa, ma ora si evidenzia la necessità che il ministro della Giustizia (la Cancellieri sostiene di averne fatti diversi altri..) intervenga direttamente per porre rimedio a quelle che sembrano autentiche violazioni dei diritti umani
- la mancanza in Italia di una condizione (per noi) essenziale per una democrazia autenticamente liberale e compiuta: la certezza del diritto.
- In teoria ci sono tutta una serie di gradi di giudizio e di giudici diversi che dovrebbero garantirla. In pratica la situazione del cittadino italiano, e il caso Cancellieri lo dimostra, è ancora quella del suddito che riceve giustizia non dalla legge ma dal benvolere del potente: se uno è amico del ministro ottiene giustizia, se è ricco e potente riesce a cavarsela, se non ha amici o agganci potenti… peggio per lui. Quanto ci sembra lontana la risposta che un semplice contadino prussiano diede nel ‘700 al proprio re che gli aveva sottratto un podere: “ma c’è un giudice a Berlino!”. Tradotto: tu esercita pure il tuo potere assoluto verso di me, ma sappi che poi un giudice libero ed autonomo giudicherà il tuo operato in base alla legge
Ed è questa, quella di suddito, una condizione da cui l’italiano non riesce (e non vuole) sottrarsi: per ottenere qualcosa di cui si ha diritto non ci si fonda sulla legge, ma sulle conoscenze, sulle amicizie.
A questo punto è evidente come in questo modo facilmente si possano confondere diritto e interessi privati, legge e prevaricazione.
Che fare? Solo attraverso la democrazia diretta e la partecipazione dei cittadini alle scelte della politica si riuscirà a dare un senso all’essere cittadini italiani.
Angelo Gazzaniga