Perché è inimmaginabile in Italia uno scambio tra manager privati e pubblici, come avviene regolarmente in tutta Europa
Si immaginino due campioni uguali di tot persone che includano donne e uomini di varie attitudini e capacità (pigri, laboriosi, intelligenti, meno intelligenti, distratti, attenti, eccetera ). Un campione viene assunto da enti o società pubblici, l’altro da una società privata.
Dopo un certo numero di anni le persone del primo gruppo saranno certamente meno produttive di quelle assunte nell’azienda privata, avranno un certo modo di lavorare meno organizzato, piu’ tranquillo, indifferenti, in un qual lassismo collettivo, considereranno normale una pausa caffè piuttosto lunga e magari anche un salto fuori per fare la spesa, lasciando il proprio ufficio, anche se per motivi di lavoro, senza preoccuparsi del telefono che squilla senza risposta.
E quelli che saranno promossi a responsabilità superiori opereranno da capi come hanno fatto da dipendenti, senza avere la preparazione e la mentalità per migliorare organizzazione e produttività degli uffici. Situazione che non cambierà, o magari peggiorerà , se al vertice dell’ente viene nominato un personaggio esterno, che viene dalla politica come spesso succede.
L’industria italiana ha fatto del proprio paese la seconda potenza manifatturiera d’Europa ed ha un patrimonio di manager capaci e competenti chepotrebbero fare molto per enti e società statali, nonché per ministeri, per authorities, per ospedali ed anche per sburocratizzare gli aspetti procedurali e i testi dellamagistratura e delle forze dell’ordine. Molti documenti di queste ultime sono tuttora critti in un burocratese talvolta ridicolo.E non vi è dubbio che un manager capace, affiancato a responsabili istituzionali di talento contribuirebbero a creare una struttura organizzativa piu’ snella e produttiva.
Ma bisogna che si crei il contesto culturale, organizzativo e politico affinchè essi possano assumerere sponsabilità in quegli enti, superando ostacoli burocratici, politici e gelosie di caste consolidate nel tempo.
Non si parla mai di una simile ipotesi perchè nessuno se ne è fatto paladino. Ed immaginare che per dirigere certi enti e creare nuovi organigrammi manageriali si faccia ora ricorso ad un cacciatore di teste è, per il momento, utopia.
Ma è la Confindustria che dovrebbe far propria l’idea con una campagna di convincimento e dell’opinione pubblica e dei politici. Certo, vanno modificati regolamenti, forse anche leggi e bisognerebbe superare mentalità che vedono i cambiamenti come fumo negli occhi, nonchè resistenze di apparati burocratici e politici. Ma non vi è dubbio che sarebbe di grande utilità per il paese.
In altre democrazie, con tradizioni e preparazioni dei quadri superiori diverse,succede che uno possa passare da un ente statale all’industria e viceversa. In Francia, per esempio, un alto burocrate diplomato alla prestigiosa Ena ( Ecole Nationale d’Administration) ha la preparazione anche per dirigere un ‘azienda. Non nel nostro paese, dov immaginare che un direttore generale, diciamo, di un ministero, vada a dirigere un’azienda è impossibile, non ne sarebbe capace.
Se quanto sopra venisse gradatamente realizzato vi sarebbero molte economie, meno sprechi, maggore produttività e, per certe strutture, piu’ semplicità per i cittadini chehanno a che fare con essi.
Esempio banale. La Rai che oltre alla pubblicità ha anche il canone, perde soldi o guadagnicchia quando la sua maggiore concorrente, senza canone, produce buoni utili. Le cose cambierebbero se la politica smettesse di immischiarsi e se un top manger ne fosse il capo.
di Ettore Falconieri