Perché non ci sono più i politici di una volta? Sarebbero tanto utili!
La politica delle democrazie contemporanee partorisce attualmente solo burocrati del potere che gestiscono il loro ruolo, bene o male che sia, come ragionieri. Problemi da una parte, soluzioni dall’altra, come in una partita doppia.
Risolvere i problemi del paese è naturalmente il loro scopo preminente, ma non il solo. Perché in ogni comunità democratica chi la guida dovrebbe parlare ai cittadini, esortarli a collaborare, instillare speranze, visioni, consenso e solidarietà per una società, e perché no, per un mondo migliore.
I grandi protagonisti della politica passata non parlavano solo di problemi, parlavano anche al cervello ed al cuore della gente, creando emozioni e slanci collettivi.
Kennedy, De Gasperi, De Gaulle, Churchill, Adenauer, Delors (Europa), per citarne solo alcuni, hanno realizzato quanto si erano proposti anche perché hanno parlato alla gente a cuore aperto.
Tanti problemi irrisolti, anche di democrazie guidate bene (nei limiti delle umane precarietà), sono dovuti al fatto che i vari leader non sanno convincere, non prendono atto che alla base di ogni società ci sono valori comuni che facilitino la soluzione di problemi, che minimizzino differenze a vantaggio dell’interesse collettivo.
In Italia uno statista riuscirebbe certamente, non certo ad abolire, ma a sfumare le tante differenze anche meschine, ad attutire i piccoli interessi che ostacolano il bene collettivo, a ridurre la litigiosità sui grandi temi anche costituzionali, a far prevalere la cooperazione di tutti sugli egoismi di molti.
Questo dovrebbe essere sentito come dovere anche dal Capo dello Stato che, ai sensi del seconda dell’articolo 89 della costituzione, può inviare dei messaggi alle Camere anche affinchè i cittadini intendano. Tra l’altro, come inciso, prescindendo dal tema del presente articolo non sarebbe stato male se avesse inviato un messaggio invitando i parlamentari, dopo tante ignobili sceneggiate e migliaia di emendamenti, a rispettare la dignità del parlamento.
Di mancanza di statisti ne soffre anche l’Europa che è guidata, ormai da tempo, da burocrati del potere che non sanno parlare ai cittadini. Ed anche per questo che l’Europa è considerata da troppi europei solo un ente burocratico e non una speranza per riunire le forze, le iniziative, le risorse economiche dei paesi membri con la fattiva collaborazione di tutti, per far sì che gli Europei abbiano il loro peso nel mondo. Senza di che, con il cambiamento geopolitico globale in atto, i singoli paesi ed i loro cittadini conteranno sempre meno.
Coloro che sono ai vertici dell’Europa dovrebbero anche ricordare a tutti che, pur dopo travagli di secoli e tante scelleratezze, gli europei hanno prodotto i valori che hanno dato vita alle democrazie, quelle società, cioè, che, a storia d’uomo conosciuta, hanno dato a centinaia di milioni di esseri umani, anche in altri continenti, più libertà, giustizia, tolleranza, legalità e tanto altro. E questo è un punto di merito degli europei.
Uno statista di stampo europeo potrebbe far tacere politicanti, anche e soprattutto nostrani, che, privi di qualsiasi ideale e di visioni costruttive, usano l’Europa o l’Euro per guadagnare qualche immediato, demagogico consenso infischiandosi del futuro, danneggiando il loro paese e l’Europa.
Attribuito a De Gasperi: i politici pensano alla prossima elezione, gli statisti alla prossima generazione.
Ettore Falconieri