Gli attentati sono episodi di violenza cieca o lotta di civiltà?
“La mia missione di Pace: cucinare italiano – Sono qui per far apprezzare la cucina italiana agli arabi”. “Per questo, alla pari di altri cuochi, mi considero un portatore di pace”. E’ esattamente un esempio, consentito dalle parole del cuoco napoletano Antonio Amato prima di partire per Al Khobar ed esservi trucidato, del valore del “simbolo”, trattenuto in un significativo contesto socio-culturale. Come per le statue del dio Buddha nella valle del Bamyan, abbattute dai talebani; come per i crocifissi, divelti dagli istituti; come per il tempio di Palmira, e il suo eroico custode, a pezzo e pezzo distrutti; è evidente che si intende colpire un “simbolo” di cultura ( artistica, antropologica, religiosa), espressamente citato da nostri connazionali.
Dopo l’11 settembre 2001, l’assassinio del leader moderato jugoslavo Diudijc, l’assassinio della giornalista del “Corriere della Sera” Maria Grazia Cutuli, l’attentato dell’agosto 2003 al quartier generale dell’Onu a Bagdad e di un mese e mezzo dopo alla sede della Croce Rossa, fino al tentato condizionamento delle elezioni spagnole con la strage di Madrid dell’ 11 marzo 2004, l’attentato alla metropolitana di Londra del 2005, l’assassinio di Fabrizio Quattrocchi ed Enzo Baldoni con dodici nepalesi inermi, fino al rapimento dei due giornalisti francesi ( che si ritenevano al riparo da ogni conseguenza per una non belligeranza fino allora ostentata dal governo del loro paese ), e ancora alla strage nel concerto di musica rock presso il Bataclan di Parigi e al giornale satirico “Charlie Hebdo” sempre a Parigi, e ai mercatini di Natale in Germania, lungo i viali della Costa Azzurra il ’14 Luglio’ data della Festa nazionale francese, ancora a Londra e Manchester con furgoni scaraventati sul London Bridge o nuove stragi ai concerti dei teen agers sintonizzati sull’innocuo entusiasmo della cantante Ariana Grande; è tutto un crescendo di “male assoluto”, che mira a fare terra bruciata di ogni forma culturale dell’ Occidente ( giornalismo, feste nazionali, libero mercato, gioia di vivere, musica popolare e rock, creatività giovanile, testimonianze storiche e artistiche, e via ).
Altro che accadimenti casuali o fortuiti, epifenomeni del disagio delle ‘banlieu’, mancanze di ‘lupi solitari’ e di ‘terze generazioni’ d’immigrati ! E’ la belva, l’Anticristo godente della sua stessa distruzione, della “dis-creazione” (come disse Croce nel 1946), che si scatena, a danno precipuo dei valori e simboli della civiltà occidentale.
di Giuseppe Brescia