Di fronte alla crisi ormai irreversibile di tantew municipalizzate occorrono provvedimenti seri!
Gli ultimi dati sulla gestione dell’Atac, la società di trasporto pubblico di Roma, sono impressionanti.
Assodato ormai che l’Atac sia una ditta non solo decotta, ma abbondantemente fallita, sono emersi alcuni dati relativi agli ultimi mesi di gestione condotta dal nuovo amministratore delegato. Amministratore delegato che, nominato dal commissario Tronca, era prima direttore agli acquisti dell’Expo. In sei mesi di attività questi ha inviato centinaia di documenti alla magistratura, installato telecamere in tutti i depositi dell’azienda, condotto verifiche di persona sul campo.
Questo ha permesso di acquistare 150 nuovi autobus in leasing, di scoprire che nell’azienda venivano effettuate migliaia di ore di permessi sindacali oltre il consentito, di ridurre da 1500 a 500 il numero dei pneumatici sostituiti ai bus ecce cc; tutto questo in soli sei mesi.
Cosa dimostra tutto questo?
Che per rimettere in sesto queste gestioni, sia delle ditte cosiddette municipalizzate, sia dei comuni stessi, non è più sufficiente un ricambio politico, ma occorre una gestione straordinaria dotata di pieni poteri che possa realmente fare piazza pulita di tutte le collusioni e di tutto il malaffare che le ha ormai invase: non a parole come promettono i grillini, ma con l’autorità e l’indipendenza di un commissario ad acta. A situazioni estreme soluzioni estreme. Se un commissario con mandato a termine di soli sei mesi è riuscito a ottenere alcuni miglioramenti, cosa potrebbe fare uno con un incarico di più anni?
Certo, si potrebbe obiettare che questa non è democrazia, che viene meno la rappresentatività dei cittadini, ma come si sciolgono amministrazioni per sospette infiltrazioni mafiose perché non lo si può fare per manifesta incapacità di gestire la cosa pubblica? Non si tutelerebbero meglio gli interessi dei cittadini facendo funzionare quegli enti che dovrebbero fornire servizi anziché lasciarli in mano alla corruzione?
- Che la soluzione di privatizzare le aziende municipalizzate facendole diventare società per azioni si è dimostrata totalmente fallimentare. Grazie a questo sistema:
la gestione di queste società è stata sottratta al controllo della Corte dei Conti e non deve più rispondere alle normative pubbliche - si sono moltiplicati consigli di amministrazioni e relative poltrone
- i comuni hanno assunto la duplice funzione di clienti (perché queste aziende forniscono servizi generalmente a un unico cliente, il comune stesso) e di proprietari (perché le azioni sono totalmente in mano al comune stesso)
- la gestione è totalmente fuori controllo: gli amministratori vengono nominati dal comune e devono rispondere solo a esso: ovviamente tuteleranno gli interessi di chi comanda in comune e non dei cittadini o degli utenti. Si crea così un circolo vizioso quanto perverso: controllanti e controllori sono nella stessa barca (o greppia se dir si voglia).
Cosa propone Libertates?
- riaccorpare nei comuni quelle aziende che hanno un unico proprietario (il Comune stesso) e/o un unico cliente (il Comune): in questo modo si eviterebbero queste società-schermo il cui unico scopo è sfuggire ai controlli
- dichiarazione di fallimento per quelle società che non abbiano i requisiti per continuare l’attività: prolungare l’agonia serve solo a sperperare pubblico denaro
- responsabilità diretta per gli amministratori di quei comuni che sono proprietari unici o a maggioranza assoluta delle società: essi hanno nominato e controllano gli amministratori di queste società e pertanto dovrebbero esserne responsabili.
Se si adottano criteri privatistici nella gestione c’è anche l’obbligo di seguirli sempre e non solo quando fa comodo!
Angelo Gazzaniga