Il Pnrr, il piano che avrebbe dovuto cambiare finalmente l’Italia grazia ai finanziamenti UE, sembra, almeno parzialmente, arenato.
Secondo gli ultimi dati editi dall’Anac a tutto’oggi, a diciotto mesi dalla scadenza al termine della quale decadono i finanziamenti 98.033 lavori sono bloccati, le procedure avviate e non completate sono il 60% e gli appalti avviati nel 2024 sono solo il 5%.
Una prova di come probabilmente si siano sovrastimate le capacità dei singoli comuni di realizzare e portare a termine progetti complessi in tempi brevi e ci si sia lasciati trascinare dalla cupidigia chiedendo il massimo ottenibile secondo lo schema del: “adesso prendiamo tutto, poi qualche santo provvederà”.
Si può ora chiedere (come sembra si sia orientati a fare) una proroga con una soluzione tipicamente all’italiana o forse sarebbe il caso di rinunciare a una parte dei fondi ancora da stanziare e non utilizzabili in tempo.
Sarebbe questa una soluzione più corretta e più onesta che non ci porrebbe di fronte all’Europa nella solita posizione di Paese inaffidabile che mai mantiene le promesse
di Angelo Gazzaniga