Notizia di questi giorni: grande scioperi dei tassisti contro il Governo con relativa minaccia di marciare su Palazzi Chigi.
Non si può proprio dire che in questi anni la politica non abbia assecondato e blandito in ogni maniera i tassisti: ci si è scontrati con la UE sulla liberalizzazione mancata delle licenze (con possibile procedura di infrazione), si è fatta la figuraccia della foto sul New York Times delle bibliche file di persone in attesa alla Stazione Termini (bella propaganda per il turismo!), si è scoperto che buona parte dei tassisti rifiuta l’uso del Pos (forse perché non sono capaci di usarlo?).
Sono stati fatti timidi tentativi di riforma, più che altro di facciata, regolarmente naufragati di fronte alla reazione di una corporazione (perché di questo si tratta) tra le più refrattarie a qualsiasi riforma, chiusa nella difesa dei propri privilegi, indifferente a qualsiasi miglioramento.
Ciononostante è arrivato lo sciopero.
Una lezione di come cedere per ragioni elettorali non serve a nulla se non a breve termine, fare le riforme, introdurre il libero mercato e la concorrenza servirebbe invece a tutti, anche ai tassisti che altrimenti rischiano di avere una vittoria di Pirro, con i cittadini che si rivolgono ad altri mezzi di trasporto e con altri concorrenti (non solo Uber) che prima o poi li cancellano dal mercato.
Un’altra prova che solo la concorrenza, il libero mercato con regole chiare e uguali per tutti e non il monopolio o il mercato selvaggio senza regole garantirebbero a tutti, tassisti e cittadini, di aver un guadagno giusto e un servizio efficiente.
In concreto si liberalizzi il mercato delle licenze, dopo un periodo di transizione in cui si tutelino i diritti dei tassisti (licenze pagate a peso d’oro e spesso in nero) senza che continui il controllo dei comuni sul numero delle licenze, fonte inesauribile di pratiche poco chiare.
di Libertates