Un esempio di come un potere illimitato possa dare alla testa
Mi è stata segnalata alcune settimane orsono l’intervista dell’ambiziosissima cronista di razza de “la Repubblica” Liana Milella al procuratore generale dell’Antimafia di Palermo Roberto Scarpinato. Questi approfitta dell’enorme potere derivatogli dall’art. 112 della Costituzione sull’intoccabilità del magistrato inquirente che lo rende “illimitatamente irresponsabile”, per affermare con il mezzo del Quarto Potere che 1) la magistratura italiana gode d’uno status speciale rispetto a tutte le altre magistrature occidentali perché è in lotta secondo le stesse prescrizioni costituzionali contro l’Establishment– dovendo esercitare su di esso una “golden share”, cioè il diritto di veto e 2) capisce la stessa classe politica un po’ traumatizzata (sic!) la quale non ha mai metabolizzato il vulnus dell’inquisizione togata nel processo legislativo, ma la condizione italiana è diversa rispetto alle storie degli altri Paesi europei e quindi il magistrato italiano qualitativamente superiore (sic!) ai prosecutors americani può e deve sentirsi autorizzato a processare – sabotandola –la riforma della Costituzione che si propone di dimagrire il “bicameralismo perfetto”, anche se la stessa non tocca alcun equilibrio della giurisdizione ordinaria; 3) Matteo Renzi è una figura ibrida nello scacchiere istituzionale poiché sta scendendo a compromessi con il “gioco grande del potere” che ha massacrato Giovanni Falcone nell’autostrada di Capaci. Siamo in presenza – secondo la modesta opinione di chi scrive – di un comportamento antigiuridico dalla più importante autorità antimafia del Paese che stravolge l’art. 289 del codice penale per quanto concerne l’inviolabilità degli organi costituzionali della Repubblica Italiana, e altresì (ma soprattutto) di una gravissima patologia narcisistica adolescenziale che richiede un TSO (trattamento sanitario obbligatorio), possibilmente da svolgersi in una clinica privata lontana dai riflettori.
Leggere per credere: “Se non capisci come funziona il gioco grande…sarai giocato. Forse a tanti non è sufficientemente chiaro quale sia la reale posta in gioco che travalica di molto la mera contingenza politica.A mio parere siamo dinanzi a uno spartiacque storico tra un prima e un dopo nel modo di essere dello Stato, della società e dello stesso ruolo della magistratura. Nulla è destinato a essere come prima”. Milella: “Cosa potrebbe cambiare nel futuro rispetto al passato?”– Scarpinato: “A proposito del passato mi consenta di partire da una testimonianza personale. Tanti anni fa ho deciso di lasciare il mio lavoro di dirigente della Banca d’Italia e di entrare in magistratura perché ero innamorato della promessa-scommessa contenuta nella Costituzione del 1948 alla quale ho giurato fedeltà”. Milella: “E quale sarebbe questa “promessa-scommessa”?”. Scarpinato dà i numeri: “Quella scritta nell’articolo 3 di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese. Era uno straordinario programma di lotta alle ingiustizie e un invito a innamorarsi del destino degli altri. La Repubblica si impegnava a porre fine a una secolare storia nazionale che Sciascia e Salvemini avevano definito “di servi e padroni” perché sino ad allora intessuta di disegualianze e sopraffazioni…”. La Milella osserva con finta ingenuità: “Sì, però l’attuale riforma costituzionale si occupa solo della seconda parte della Costituzione e lascia intatta la prima sui diritti. Cosa la turba lo stesso?”. Scarpinato: “La seconda parte è strettamente funzionale alla prima. Proprio per evitare che la Costituzione restasse un libro dei sogni e per impedire che il pendolo della storia tornasse indietro a causa delle pulsioni autoritarie della parte più retriva della classe dirigente e del ritardo culturale delle masse, i padri costituenti concepirono nella seconda parte della Costituzione una complessa architettura istituzionale di impianto anti-oligarchico, basata sulla centralità del Parlamento e sul reciproco bilanciamento dei poteri”. Alla domanda: “E perché tutto questo coinvolgerebbe le toghe?”, Scarpinato dà una risposta inquietante che rivela un mix di sociologia e minaccia ricattatoria al potere esecutivo se non si allinea con i desiderata della corporation dei giudici: “All’interno di questo disegno veniva affidato alla magistratura il ruolo strategico di vigilare sulla lealtà costituzionale delle contingenti maggioranze politiche di governo”. Senz’altro la “toga anarcoide” Scarpinato ha in parte ragione negli adattamenti menzogneri di quest’affermazione, perché l’obiettivo cinico di Palmiro Togliatti “Il Peggiore” era proprio questo: impedire a De Gasperi di governare e a tutti i successori della Democrazia Cristiana (sic). Infime, l’ultima parte dell’intervista psichiatricamente interessante al procuratore generale di Palermo – e mi scuso con i lettori per aver abusato fin qui della loro pazienza –è un’inaccettabile denigrazione a mezzo stampa del Presidente del Consiglio nell’esercizio delle sue prerogative sovrane, Matteo Renzi.
Alexander Bush