L’episodio di Cipro è già una pagina nera per l’Unione Europea. E ci si chiede quanto di liberale resti di questo progetto di integrazione del Vecchio Continente.
Il problema di Cipro è originato da cattivi investimenti. Le sue banche si sono troppo esposte con la Grecia e Atene è collassata. Per salvare il Paese dalla bancarotta, la soluzione suggerita dall’Eurogruppo (i ministri delle Finanze dei membri dell’eurozona) era semplice quanto brutale. Prelevare quasi un decimo di quel che è depositato nei conti correnti bancari ciprioti (il 6,75% da quelli inferiori ai 100mila euro e il 9,9% da quelli superiori).
Prima di tutto è stato messo in discussione il diritto di proprietà. I depositi sono di proprietà delle banche, si dice formalmente. Dunque, se le banche devono pagare i loro errori, paghino con quello che hanno. Il ragionamento pare non faccia una piega. Ma i depositi sono i soldi dei correntisti. Una banca ottiene fiducia dai suoi clienti se mette al sicuro i loro risparmi e li fa rendere. Se viene a mancare questa fiducia reciproca, è la fine del rispetto dei contratti e del sistema bancario, che sono alla base di ogni sistema di libero mercato. Qui si pone un problema in più: è uno Stato, su istigazione di un organismo sovranazionale che ha messo a rischio la tenuta del sistema bancario e ha creato incertezza. La società aperta (non solo il libero mercato) si distingue dalla dittatura proprio per la certezza delle regole e per i limiti posti all’arbitrarietà del governo. Nella proposta del “salvataggio” dell’Eurogruppo troviamo proprio l’opposto: piena arbitrarietà del governo e limiti alla certezza delle regole. Svegliarsi una mattina e rischiare di trovarsi con meno soldi in banca, per decisione del governo, è un episodio degno di una dittatura, non di una società aperta. E non importa che i grandi correntisti fossero russi. Una società aperta deve poter garantire certezza delle regole ed eguaglianza dei diritti a tutti, anche agli stranieri, agli ospiti. Fa veramente riflettere sentir impartire all’Ue una lezione di liberalismo da Vladimir Putin (presidente/autocrate della Russia) e constatare che, in questo caso, ha ragione lui.
Viene messa in discussione la democrazia. Non appena il provvedimento è stato messo ai voti, i parlamentari ciprioti l’hanno respinto quasi all’unanimità. E’ la dimostrazione che il meccanismo di “salvataggio” suggerito dall’Eurogruppo potesse funzionare solo con un regime autoritario, non con una democrazia. E non è la prima volta, fra le altre cose, che un voto democratico boccia clamorosamente una decisione o una proposta dell’Ue. La stessa struttura unitaria è emersa gradualmente senza mai passare dal voto: nessuno ha mai votato il Trattato di Maastricht, nessuno ha mai votato l’euro, nessuno ha mai votato il Trattato di Lisbona. Ora si teme che l’Eurogruppo passi ad un piano B (anzi: C, perché una proposta di compromesso è già stata bocciata dal parlamento di Nicosia), doloroso quanto il primo, trovando il modo di non farlo approvare con un voto democratico.
Viene messa in discussione la libertà, che per i liberali è inscindibile dalla responsabilità individuale. Si è liberi di sbagliare e di fallire. Le banche, come qualsiasi altra azienda, sono libere di fallire. Senza libertà di fallimento, non si può neppure parlare di libertà. L’Ue ha provato e tuttora prova ad impedire la bancarotta di un Paese membro e del suo sistema bancario. E lo fa obbligando cittadini innocenti (che non hanno commesso alcun errore) a pagare il conto, contro la loro volontà.
L’episodio di Cipro deve far riflettere noi italiani molto attentamente: nel 1992, anche noi italiani abbiamo subito un prelievo forzoso (lo 0,06% dei nostri conti correnti), dalla sera alla mattina, senza che ci venisse chiesto e senza neppure che ci venisse preannunciato dal governo Amato, allora in carica. E, contrariamente ai ciprioti, nessuno ha protestato seriamente: molto scalpore, ma alla fine abbiamo subito e basta, per il “bene della patria”. Che l’Italia sia un Paese illiberale si sa. Siamo capaci di giustificare e digerire ogni violazione dei diritti individuali, dalla privacy alla proprietà privata. Ma adesso, domandiamoci se l’Europa unita sia ancora quella sognata da tanti liberali?
Stefano Magni
Cipro, la pagina nera dell’Ue
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