Come mai provvedimenti che appaiono bellissimi, non funzionano?

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Frequentemente i nostri governi propongono soluzioni apparentemente bellissime; quasi sembrano quelle che abbiamo sempre sperato vengano applicate.
Sono invece il frutto di una convincente retorica volutamente distante dal concreto fare.
È possibile che il fenomeno origini da esigenze elettorali che, è bene ricordare, sono di primario e immediato interesse per i partiti, mentre i Cittadini non ne hanno alcun beneficio nel presente, qualcuno forse nel futuro.
Per vincere le elezioni, da molto tempo è invalsa la pratica di:
1) Lanciare dichiarazioni e promesse altisonanti attraverso le quali quasi si immaginano provvedimenti dal bellissimo aspetto, ma in realtà sono inefficaci se non addirittura controproducenti (vedere superbonus e i bonus/sussidi in generale). Quelle roboanti dichiarazioni hanno però una notevole efficacia nell’acchiappare voti. Fenomeno estremo che, dobbiamo esserne consapevoli, uccide la democrazia e chiama la dittatura.
2) In secondo ordine, emettere provvedimenti studiati quasi esclusivamente negli aspetti legislativi. Lo scopo della funzione governativa non sta infatti nell’ottenere risultati concreti a beneficio dei Cittadini, ma è invece quello di mostrare di avere emesso leggi (senza poi seguirne poi l’esecuzione e misurarne i risultati effettivi).
Ispirato dagli amici di Libertates, ecco un esempio di come certe idee sembrano belle ma non funzionano: https://lavoce.info/archives/104610/perche-ai-disoccupati-non-interessa-la-formazione/
Forse dovremmo chiedere e pretendere dai nostri governi che acquisiscano competenze manageriale ed esecutive invece di continuare a tacciare i cosiddetti «tecnici» di incompetenza politica; come se la politica non dovesse essere prima di tutto «buona amministrazione»! (a favore di una migliore qualità della vita dei Cittadini).
La mitigazione delle delusioni (elettorali) a ripetizione sta forse nel non esagerare negli entusiasmi polarizzati e nel praticare una sana diffidenza verso il potere.
La «sana diffidenza» non è nero pessimismo; al contrario si tratta di convinta delega a qualcuno ritenuto capace di eseguire e realizzare gli obiettivi affidatigli. La delega non è però un assegno in bianco.
Gli esseri umani hanno aspirazioni e ambizioni che talvolta incrociano tentazioni pericolose. Gli uomini che hanno saputo costruirsi una elevata reputazione nella società, per questo ottenendo anche la fiducia dei Concittadini, sono i più esposti alla vanità e all’avidità.
È bene perciò sorvegliare l’operato dei «potenti», cioè dei capaci e dei meritevoli. Lasciarli fare, ma verificando via via i risultati.
Una sana diffidenza è utile ai Cittadini per riuscire ad ottenere i risultati positivi che tali capaci persone possono portare. Ma anche è utile proprio a quelle speciali persone perchè restino sui binari della reputazione e della professionalità, senza scivolamenti verso le tentazioni.
In alcuni Paesi il pensiero prevalente dei Cittadini sta nell’equilibrio fra rispetto e controllo nei confronti del potere, pubblico e privato. Principio che sta alla base delle democrazie ed è del tutto assente nelle tirannie.
Purtroppo la «sana diffidenza» non prevale in Italia. Nel nostro Paese i leader sono, troppo spesso, considerati assolutamente i migliori, quasi santi, mentre con ugual eccesso i leader degli «altri» sono considerati praticamente dei criminali.
È un fenomeno ad alta densità tribale.
In democrazia stiamo tentando di aumentare la trasparenza e i controlli, senza esagerare in burocrazia.

bussolaitalia.it/come-mai-provvedimenti-che-appaiono-bellissimi-non-funzionano/

di Stefano Cianchi (Bussola Italia)

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