Su una cosa in Italia sono tutti d’accordo: che il livello di tassazione sia troppo elevato. Infatti al livello tra i più elevati del mondo occidentale va aggiunto uno squilibrio tra la tassazione di redditi diversi e, tanto per non farci mancare nulla, una complessità di leggi, decreti, aliquote tale da costringere anche il semplice cittadino a ricorrere a uno specialista per districarsi nella giungla.
Ma quando si passa dalla diagnosi al rimedio, si scatenano le ipotesi più fantasiose e improbabili, tutte comunque con un aspetto comune: non scontentare nessuno e ottenere il massimo consenso. Ovvero mischiare il diavolo con l’acquasanta.
Una via maestra invece ci sarebbe: l’aveva già indicata Einaudi quando paragonava lo Stato a una famiglia. Una vera differenza: le dimensioni.
Proprio come in una famiglia, quando i conti non tornano perché le spese sono troppo alte occorre fare due cose: tagliare le spese e aumentare le entrate.
- tagliare le spese significa spendere meno nel superfluo e concentrarsi sul necessario: allo stesso modo lo Stato dovrebbe aumentare gli investimenti produttivi (il necessario) e limare le spese assistenziali e improduttive (il superfluo).
- aumentare le entrate significa che tutta la famiglia deve lavorare di più e che tutti devono collaborare al bilancio familiare: allo stesso modo occorre che nello Stato ci sia più produttività (lavorare di più) e meno evasione (tutti devono collaborare).
Lotta all’evasione, più investimenti, meno spese correnti e meno burocrazia: questo dovrebbe essere il programma di tutti perché è l’unica via praticabile.
Invece….
di Angelo Gazzaniga