Lo stalking e il femminicidio visti da un’ottica diversa: quella di una donna pittrice
“Due strade trovai davanti a me, io ho preso quella meno usata…ed è per questo che sono diversa”. Sono pittrice, nel senso che per me l’arte è sublimazione del vivere, esprime molto più che semplici concetti. E’ un modus operandi et vivendi di recuperare se stessi ed il rapporto con gli altri attraverso i sensi, impiegando colori per urlare i sentimenti.
Dal pudore, dinanzi al vuoto che deve essere colmato sulla tela, si afferma la mia “narrazione”.
Come in ogni storia ed in ogni rapporto c’è, immancabilmente, un dolore: un episodio lacerante porta una profonda crisi interiore che radicalmente trasforma. Ma questo “mostro”, la malattia, non mi ha piegato. Come una guerriera non mi sono arresa ed ho vinto sul male, sulla tristezza di una perdita amorosa in un incidente. La sensibilità a certe tematiche, dunque, non è per una scelta sociale di approssimarsi a certe esperienze dell’essere, ma viene proprio dall’averle vissute.
Pertanto lo stalking, così come il femminicidio e la sensibilità alla violenza verso l’universo “debole” -che è quello di coloro che schiacciano gli altri – è la materia della mia sublimazione, della mia liberazione dai dolori.
Esiste un modo unico per dire esattamente ciò che siamo: non mentire, ma esprimere il proprio dolore e quello dell’umanità, divenendone “medium” e divenendo – come dovrebbe essere per l’Arte – catalizzatrice delle esperienze estetiche. Tra queste, l’unum, il verum, il bonum e il pulchrum. Una ricerca della Verità, dunque. “La Liberté guidant le peuple” è quanto sottolineava Eugène Delacroix indicando alle generazioni future di artisti il compito a cui essi sono chiamati: testimoniare la Verità! Questo è per me il suo monito incessante: la libertà guida i popoli…
Mi definisco artista neorealistica, che lotta ogni sorta di barbarie e denuncia le diverse aggressioni verso: i minori, l’universo umano, in particolare facendo affiorare la voce di chi è stata soppressa. Contro il perbenismo mediocre, così dilagante. Una pittura, la mia, che vuol essere un “j’accuse” contro i falsi paradigmi, contro ogni forma di potere ostile, contro coloro che la infangano ed umiliano.
di Sonia Bucci
Questa sono io, Sonia Bucci alias Miss Kendal, in debito con la grande arte francese moderna, che per me simboleggia la forza, l’entusiasmo, l’audacia e soprattutto la libertà. Questa è Miss Kendal: una figurazione mentale, di cui ho cercato di fare emergere quel suo indulgere non soltanto alle forme, ai colori definiti, se non addirittura al loro suono specifico, bensì alla fantastica opera creatrice: “disgelare”