Come ormai è ricorrente da un almeno decennio la questione della messa a gara delle concessioni balneari si inceppa regolarmente in vista del traguardo.
Eppure i dati sono più che significativi: lo Stato ha incassato negli ultimi anni una media di 101 milioni l’anno a fronte di incassi che sono (come sempre) difficili da quantificare ma che superano i diversi miliardi.
Di fronte alla richiesta della UE di mettere a gara le concessioni si continuano a trovare espedienti degni di un azzeccagarbugli (quale approvare la legge, ma far dipendere il tutto da un regolamento attuativo) o misure tampone quali l’innalzamento del minimo della concessione a 2500 euro: un’inezia che però può essere un peso notevole per quei piccoli bagni a conduzione familiare e in località scarsamente frequentate. Piccoli bagni in nome dei quali si fa opposizione al provvedimento affermando che metterebbe sul lastrico decine di famiglie.
Mentre il vero scandalo sono le cifre corrisposte dai bagni di lusso. Solo due esempi:
l’hotel Cala di Volpe (uno dei più lussuosi della Costa Smeralda) versa 520 euro l’anno per l’uso in esclusiva delle sue spiagge, mentre il Papeete paga 10mila euro l’anno a fronte di un incasso di 3,2 milioni!
Tutto questo condito con una procedura di infrazione da parte della Ue che ci costerà probabilmente una bella multa: procedendo in questo modo ci converrebbe cedere gratis le spiagge ai concessionari…
Ma quello che più fa pensare non sono tanto le preoccupazioni di non danneggiare una categoria che, anche se modesta come numeri, è compatta e aggressiva e ha un notevole peso elettorale (aspetto cui sono sensibilissimi i politici) ma l’approccio globale al problema: la concorrenza è un moloch da contrastare sempre e comunque, quello che veramente conta è la difesa dello “status quo”, delle situazioni consolidate, delle rendite di posizione.
Una prospettiva che guarda al passato, un futuro visto nello specchio retrovisore che ci può portare a soccombere di fronte a economie giovani, aggressive e moderne.
Difendere privilegi e rendite di posizione può essere vantaggioso per gli interessi elettorali a breve termine, ma a lungo è dannoso per tutti, partiti, economia e cittadini.
Ma si può cambiare: un esempio ce lo dà proprio lo Stato che, mettendo in concorrenza il servizio ferroviario, ha creato una situazione virtuosa grazie alla quale i prezzi sono diminuiti, le aziende sono in utile e andiamo a fare concorrenza (con grande successo) alle ferrovie francesi.
di Angelo Gazzaniga