Dopo una battaglia decennale finalmente le concessioni balneari verranno messe a gara; non solo perché lo vuole la UE, ma perché lo vogliono il buonsenso e la lotta alle corporazioni in nome dell’equità e della lotta ai privilegi.
Ma non tutto è stato scritto: si è tentato l’ennesimo favore ai concessionari a spese dello Stato.
Infatti è assolutamente lecito che i subentranti riconoscano le le spese materiali e immateriali (come l’avviamento) sostenute dai gestori nel corso della loro attività e non ancora ammortizzate;
cioè quei costi che non sono stati ancora scaricati come spese nella contabilità
Ma dato che il valore di questi cespiti è molto basso sia perché molte di queste attività non sono state contabilizzate (erano cioè in nero), oppure di investimenti ce ne sono stati pochi e molto diluiti nel tempo., ecco la trovata: integrare questi rimborsi con un contributo statale “una tantum”.
In altre parole oltre al danno le beffe: dopo decenni in cui questi gestori hanno pagato pochissimo in concessioni a fronte di incassi rilevanti a spese dei cittadini (perché questi soldi non pagati allo Stato sono in fondo soldi sottratti ai cittadini) ecco che lo Stato (cioè i cittadini) dovrebbero mettere altri fondi per risarcire spese mai contabilizzate.
Altro tentativo: quello di introdurre il concetto che nelle gare debbano essere considerate anche l’esperienza pregressa e che risulti come titolo di merito aver gestito negli ultimi cinque anni un’attività balneare come principale reddito della famiglia. Sono titoli di preferenza molto labili che possono in pratica rendere superflue le gare.
Che dire? Dobbiamo sperare un’altra volta in quella UE che, dipinta spesso come ostile e matrigna, tante volte ci impedisce di favorire smaccatamente lobby e corporazioni
di Angelo Gazzaniga