Una situazione all’italiana: una proposta viene giudicata non dai contenuti ma da chi la propone
A margine della polemica suscitata dal “manifesto” proposto e firmato da Rodota’ e Zagrebelsky (a cui i Comitati hanno contrapposto un “contro manifesto”), vorremmo sottolineare un aspetto marginale sì, ma tutt’altro che trascurabile. Gli autori sono stati accusati, da destra come da sinistra, di essere semplicemente dei conservatori: affermare che la nostra Costituzione è la più bella del mondo e che qualsiasi tentativo di modificarla è quasi un colpo di stato, non significa altro che una cosa: qualsiasi cambiamento dello status quo non può che far peggiorare la situazione! Più conservatori di così! Ma i due hanno replicato che loro non sono conservatori (come se fosse un’offesa…), anzi fu Rodotà a proporre sin dallo scorso decennio una riforma del Senato: loro sono contrari non alla riforma, ma al “contesto”. Fuor di metafora: la riforma non va bene perché proposta dal duo Renzi-Berlusconi; se invece fosse stata proposta da altri (meglio della sinistra postcomunista) sarebbe andata benissimo! Ecco un tipico limite della democrazia all’italiana: una riforma (e, tra parentesi, questa riforma è proprio brutta!), non vale per quello che propone ma per “chi” la propone: se è un amico l’appoggio, se è un avversario l’affosso. Proprio il contrario della democrazia diretta per cui dovrebbero essere i cittadini a decidere sulla base della validità di una proposta e non del colore politico di chi la propone.
Angelo Gazzaniga