Perché devono pagare i cittadini le perdite dei piccoli investitori delle quattro banche?
Si progetta di salvare parzialmente i piccoli investitori delle quattro banche che hanno perso tutto nella procedura di salvataggio: persone che hanno investito spesso i loro risparmi nell’acquisto di azioni o di obbligazioni condizionate (cioè obbligazioni che non garantiscono in caso di fallimento la restituzione dei soldi investiti).
Ma c’è qualcosa che non quadra:
- se gli investitori erano coscienti del rischio che correvano e l’avevano accettato in cambio di un rendimento maggiore, non si capisce perché debbano essere risarciti: ci si dovrebbe comportare allo stesso modo con l’artigiano che è fallito perdendo tutto o con il dipendente dell’azienda che chiude lasciandolo senza stipendio. Se in questi casi lo Stato ritiene di dover intervenire per motivi “umanitari”, lo si dovrebbe fare in ogni caso e non solo per i danneggiati dalla crisi di queste banche
- se invece hanno acquistato queste obbligazioni perché non sono stati avvisati del rischio insito in questo tipo di investimenti, si tratta puramente e semplicemente di una truffa perpetrata dalle banche nei confronti di questi acquirenti e in spregio a tutte le normative di garanzia degli acquirenti. Si tratterebbe di una responsabilità civile delle banche stesse e penale dei loro dirigenti e funzionari.
Una mancanza di chiarezza e di trasparenza che si risolve nel solito salvataggio “all’italiana” alle spese dei contribuenti senza che i veri responsabili (i dirigenti di queste banche, coloro che hanno ottenuto prestiti senza garanzie, il sottobosco dei potentati locali) ne siano chiamati a rispondere.
Guidoriccio da Fogliano