Quarant’anni fa moriva Donato Menichella. Ormai sconosciuto ai più fu prima direttore dell’IRI e poi, nei primi anni del dopoguerra (fino al 1960) Governatore della Banca d’Italia. Fu pertanto uno degli autori del boom economico italiano e durante il suo mandato la lira ottenne l’Oscar come valuta più stabile al mondo.
Ebbene, una volta andato in pensione, chiese che gli fosse ridotta la pensione perché da pensionato riteneva di non avere più quelle esigenze di quando era alla Banca d’Italia e non voleva pesare sulle finanze pubbliche.
Proprio come adesso quando veniamo a sapere che i vitalizi esentasse dei senatori sono stati integralmente ripristinati e che ci sono uomini pubblici che cumulano diverse pensioni e incassano 28000 euro al mese (ogni riferimento all’on Amato è voluto)!
Altro esempio quello del presidente del Tribunale di Milano che si dimise il giorno in cui sua figlia sposava un avvocato dello stesso Foro perché ritenne incompatibile questa situazione con la sua carica.
Ed ecco in questi giorni la notizia che un membro del CSM (per di più membro della commissione giudicante) incontra un avvocato con provvedimento disciplinare in corso per spiegare come comportarsi e giustifica il proprio comportamento dicendo di aver fatto un favore ad un ”amico degli amici”.
Non è che non esistano leggi o regolamenti, anzi ce ne sono troppe, troppo confuse e contrastanti, è che è venuto meno quel senso dello Stato e del dovere civico che solo scuola e famiglia possono e dovrebbero dare.
di Angelo Gazzaniga