Non c’è dubbio che lo scandalo dei dati intercettati per anni e in misura gigantesca sia uno scandalo gravissimo, che apre uno squarcio su tutto un sottobosco che vive di ricatti, vendita di informazioni, notizie “segrete” sulla bocca di tutti.
Ma speculare a questo c’è uno scandalo altrettanto grave: come è possibile che dati sensibili e segreti quali quelli trattati divengano semplicemente accessibili a un funzionario disonesto senza che nessuno se ne accorga?
Quando facciamo qualsiasi pratica o qualsiasi accesso a un data base veniamo sommersi da fogli sulla privacy da firmare o da tirate telefoniche da ascoltare. Come è possibile che una legislazione sulla privacy che ha creato un’apposita authority, una burocrazia così soffocante e invasiva non abbia previsto nessun sistema di controllo su dati ben più sensibili delle nostre banalissime richieste?
Come è possibile che in un ufficio importante e strategico come l’Antimafia a nessuno sia venuto in mente di creare procedure di controllo e di garanzia sull’utilizzo di tanti dati sensibili?
Oppure ci siamo tanto abituati a questo genere di comportamento da ritenerlo quasi scontato?
È questo un altro risultato di una burocrazia tanto occhiuta e invasiva quanto inefficiente.
Una burocrazia in cui si bada al formalismo, a riempire moduli-scaricabarile, ad avere competenze giuridiche e formali anziché tecniche, in cui vige la regola dell’anzianità di servizio anziché del merito.
Una burocrazia che è una delle principali palle al piede dell’Italia
di Angelo Gazzaniga