in Italia assistiamo allo scontro tra realisti e statalisti
2011: l’Italia sta andando in bancarotta (Draghi la salva con la lettera Trichet della Bce). Ottobre 2018, ha vinto il famigerato contratto anti mercato 5Stelle-Lega sostenuto da una popolazione di lavativi: lo spread è ai livelli più alti dall’era del Rubygate; il Sistema Italia è al bordo della bancarotta, con le agenzie di rating in agguato. Ma il Lupo di Wall Street non c’entra niente. Traggo ispirazione dal migliore articolo del sempre frizzante Massimo Giannini “La manovra criminogena”, una denuncia articolata e appassionata del fantasma di Keynes dietro la manovra finanziaria di Di Maio e Salvini: “… L’idea che con la crescita indotta dal “deficit spending” si possa abbassare il debito è una scommessa pericolosissima, che sconfina nel gioco d’azzardo”. Nota bene Giannini con quella acutezza di giudizio e lucidità che non smetteva di colpire Carlo Azeglio Ciampi (fautore con Beniamino Andreatta dell’anti-keynesiano divorzio tra Bankitalia e Ministero del Tesoro), che in Italia si sta consumando uno scontro mortale tra i “tecnici” da una parte e i gattopardi statalisti della Prima Repubblica dall’altra: “Il “partito della realtà”è guidato da Tria. Sostenuto da Mattarella, supportato da Draghi, assediato dai “profeti del cambiamento”.
Ma a guidare l’attacco, in questo momento, è soprattutto M5S. E se ne comprende la ragione. Mentre Salvini ingrassa politicamente, mangiandosi da destra il piatto ricco della paura e dell’insicurezza, Di Maio digiuna, inseguendo da sinistra la chimera dell’uguaglianza sociale senza risorse a disposizione… Anche a costo di una forzatura istituzionale mai vista, che va al di là dell’abituale “costruzione del nemico” (che piace ai populisti di tutto il mondo) e della rituale contesa tra “politici” e “tecnici” (che domina la scena dai tempi della Prima Repubblica). Qui siamo oltre… Il vicepremier rilancia a sua volta l’accusa violenta contro quella “zavorra dei tecnocrati del vecchio sistema di cui dobbiamo liberarci”. “Ma– denuncia in conclusione Giannini–“la “manovra del popolo”, per quanto seducente nella forma, rischia di diventare la truffa del secolo. Di fronte a Salvini che ripete “non ci impicchiamo a qualche decimale in più” e a Di Maio che ribadisce“me ne frego dello spread e delle accuse di rating”, Tria non molla la linea del Piave dell’1,6% non per la bieca resistenza del tecnocrate, o per la cieca obbedienza alla Commissione Ue. La verità è che solo rimanendo sotto quel tetto possiamo ridurre di almeno uno 0,1% il deficit “strutturale” al netto degli effetti del ciclo economico (evitando una procedura di infrazione dall’Europa, che già ci ha concesso 32 miliardi di flessibilità negli ultimi 4 anni) e abbassare di almeno mezzo punto il debito (scongiurando un’ulteriore bocciatura del rating sui nostri Btp, che li squalificherebbe a “spazzatura” sui mercati)…”.
Il rovinoso fallimento del New Deal fatto di spesa pubblica dalle “magnifiche sorti e progressive”, che ha trovato nella mangiatoia dirigista del CAF la sua apoteosi, è sintetizzato molto bene dalle parole realistiche del ministro Tria: “E’ inutile che alziamo il disavanzo per fare più crescita, se poi quelle risorse vengono azzerate dagli interessi sempre più alti da pagare agli investitori per convincerli a comprare ancora i titoli di Stato”. A meno di non voler fare default. E sembra che ci sia una voglia pazza di default da parte dei giocatori d’azzardo di provato talento Di Maio, Salvini e Conte: innamorati della Grande Società di Keynes, che nella realtà vuol dire ONORATA SOCIETA’ SINDONA ANDREOTTI.
di Alex Bush