DOVE SONO LE OPPOSIZIONI?

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La maggior colpa delle opposizioni in Italia è di no esserci

La “novità” delle elezioni europee è la discesa in campo di Silvio Berlusconi. L’ultra-ottantenne fondatore di Forza Italia, forse per festeggiare il 25mo anniversario della discesa in campo del 1994 ha deciso di provarci ancora. Il caso di Berlusconi che ri-discende in campo è solo l’ultimo degli esempi della mancanza di opposizione.
Piccola e necessaria premessa: mai come in questo periodo il Paese ha bisogno di un’opposizione forte, critica e responsabile, proprio perché al governo sono andate forze anti-sistema che in altri periodi storici e in tutte le democrazie mature sarebbero state relegate ai margini dell’arco parlamentare. Abbiamo a che fare una manovra economica concepita sulla base di utopie luddiste, progettata da “studiosi” convinti che il lavoro finisca entro il 2054 e che basano tutto, dunque, sull’erogazione di sussidi e pensioni. Con quali soldi non si sa. Abbiamo una politica estera gestita da personaggi che ritengono che le alleanze siano perfettamente libere e intercambiabili e che all’Italia farebbe bene uscire sia dalla Nato che dall’Ue per allearsi con la Russia. Come se questo non comportasse ricadute immediate sulle nostre relazioni politiche ed economiche con i nostri partner storici, oltre che conseguenze immediate per la nostra sicurezza.
Detto questo, che cosa contesta l’opposizione di sinistra all’attuale governo? Il “fascismo” di Matteo Salvini. Il “razzismo”. La volgarità. Le “fake news”. Quanto al “fascismo”, è dal 1948 che la sinistra ad accusare di fascismo gli avversari politici. Abbiamo una classe intellettuale nata dalla Resistenza che pare avere l’unico scopo di scovare sempre nuove minacce “fasciste” che in 74 anni sono state, di volta in volta, individuate nella Dc, nelle forze dell’ordine, nell’esercito, nei forestali, nella banda della Magliana, nella P2, nel Psi di Craxi, in Berlusconi, adesso in Salvini. E chi ci crede più, dopo che per 74 si è gridato “al lupo”? Salvini ha sicuramente, ma involontariamente (perché la sua matrice culturale è comunista), più tratti in comune con il pensiero fascista rispetto ai suoi predecessori. Ma non ci sono Fasci da combattimento, non ci sono le Camicie nere, non c’è un pericolo di squadrismo, tantomeno di golpe. Dunque che minaccia si sta denunciando, adesso? La Lega di Salvini è una forza democratica che compete democraticamente con gli altri partiti, nelle elezioni. Se non piace, non si vota. Le continue denunce, sempre più allarmate e allarmanti, stanno facendo perdere di credibilità solo chi le lancia.
Quanto al “razzismo”, la sinistra all’opposizione non smette un solo giorno di non capire quanto non abbia capito il problema. Perché quel che ha provocato l’indignazione degli italiani è l’illegalità dilagante dell’immigrazione clandestina e la sua mala gestione, non certo il colore della pelle di chi sbarca a Lampedusa. Quando è aumentata la tratta dei migranti illegali nel Mediterraneo, un business che ha battuto quello del traffico di droga, la risposta dei governi Letta, Renzi e Gentiloni è stata solo la retorica della “accoglienza”. Nessuno, probabilmente neppure il più estremista dei nazionalisti, ha mai chiesto di affogare gli emigranti nel Mediterraneo. Semmai ci sono perplessità, anche fra gli elettori di sinistra, su come è stata gestita questa politica di accoglienza. Chiudere un occhio sugli immigrati clandestini, facendoli entrare a centinaia di migliaia con la scusa che avrebbero potuto essere rifugiati. Avere una cassa di risonanza dei media che, tutti compatti (manco avessero ricevuto le direttive dal Minculpop) parlano solo di “problema di rifugiati”, quando meno di 1 immigrato clandestino su 10 è realmente un richiedente asilo. Nascondere sotto il tappeto lo scandalo sempre più debordante delle cooperative che lucrano sui sussidi, quelli che lo Stato eroga, in teoria, per l’assistenza ai rifugiati. E poi, dopo tutte queste imbarazzanti mezze verità, accusare chi protesta di “razzismo”: quella è la vera ciliegina sulla torta. Le sinistre che si scagliano contro il governo, perché Salvini sta cercando di mettere un po’ di ordine a questo caos di illegalità, si stanno rendendo complici dell’illegalità stessa.
(Piccolo inciso: non se ne rendono conto neppure tutti quei liberali che, in questi mesi, paiono trasformati in predicatori dell’antirazzismo a tempo pieno. Dove credono di vivere? Nell’Alabama degli anni 50? Nel Sud Africa dell’apartheid? Realizzano che stanno accusando di “razzismo” chi denuncia una situazione di illegalità dilagante? No, evidentemente. Ed è questo, soprattutto, che sta seppellendo le opposizioni e regalando un consenso oceanico al governo).
Le sinistre sono solite accanirsi contro un unico personaggio. Oggi tocca a Matteo Salvini. E il metodo è sempre lo stesso: l’attacco ad personam. Si accaniscono nella critica dei suoi gusti, del suo linguaggio, della sua comunicazione, ne fanno un mostro e non hanno nulla da dire se nei cortei di estremisti fanno il rogo del suo pupazzo. Sono ossessionati dalle fake news. Che ci sono, ci sono sempre state, come è sempre esistita la disinformazione nella propaganda politica. Ma “fake news” ha ormai assunto un significato metafisico: è ciò che si contrappone alla verità, alla loro verità, anche se è un’opinione, un’analisi, un fatto reale che sfugge alla loro griglia di valori. Ed è solo una scusa per far tornare la censura, lo hanno capito anche i sassi.
Queste sono le opposizioni in Italia. Dunque: forze destinate a perdere, perché non fanno che ripetere tutti gli errori che la sinistra ha sempre commesso. Perché la sinistra non ha mai, in realtà, saputo rinnovarsi da quando era egemonizzata dal Pci, un partito che non ha mai creduto realmente nella democrazia, dunque un partito che non ha mai creduto né nell’alternanza, né nel dialogo (e neppure nel rispetto personale dei suoi avversari). E quindi Berlusconi scende in campo. Come sempre, quando vede un vuoto siderale nello spazio politico italiano. Ma 25 anni dopo, oltre all’età che avanza spietata, le sue prove di governo con conseguenti delusioni e occasioni mancate non possono essere dimenticate. Ora non è più il leader credibile di una rivoluzione liberale. E’ solo la dimostrazione che in Italia, all’opposizione, non c’è veramente più niente di proponibile. Possiamo permettercelo a lungo?

di Stefano Magni

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