In questi tempi si fa un gran parlare di eurobond, covibond e tante altre svariate definizioni.
Ma di che bond stiamo parlando? Infatti di bond (cioè, per usare una volta tanto l’italiano, di obbligazioni statali) ne esistono di tanti tipi e prima di discuterne andrebbero meglio qualificati.
Infatti per gli eurobond di cui si parla in questi giorni esistono due modi ben diversi di emissione:
- se vengono emessi in proporzione al Pil di ogni Stato il vantaggio per l’Italia sarebbe piuttosto ridotto rispetto a dei bond emessi direttamente dal Tesoro. Infatti non esisterebbe comunque un quantitativo limite perché sono già stati tolti i tetti alle emissioni in debito (il famigerato 3%) e il costo degli interessi sarebbe una media tra quelli italiani e quelli tedeschi (perché se, ad esempio, i BOT vengono emessi al 1% e i Bund tedeschi al 0 %, un’emissione comune avrebbe un interesse medio del 0,5%). Un piccolo vantaggio per l’Italia e un piccolo aggravio per la Germania
- se invece venissero emessi in funzione delle esigenze (e non del Pil) di ogni Stato ci sarebbe un trasferimento reciproco di garanzia. Trasferimento che sarebbe del tutto teorico per l’Italia (che dovrebbe garantire per la Germania) e ben più concreto per la Germania (o l’Olanda) che rischierebbero di dover utilizzare partedelle loro valute per sostenere i bond emessi dall’Italia.
A questo punto ci permettiamo di avanzare due (modeste) proposte:
- emettere covibond (che potrebbero venire emessi dalla BCE oppure anche dai singoli Stati) a durata lunghissima (50/100 anni). Bond che sarebbero facilmente venduti o alla stessa BCE o a investitori istituzionali (che li troverebbero interessanti per la garanzia praticamente assoluta e il reddito garantito*). Infatti la durata di questi bond è altrettanto importante. Una durata breve non fa che spostare in avanti il rischio di default: quello che non avviene subito potrebbe avvenire alla scadenza tra pochi anni, perché non è detto che in poco tempo si riesca a riassestare la situazione debitoria. Invece un bond a lunghissima scadenza e a garanzia quasi assoluta (perché coperto dalle garanzie di tutti gli Stati) avrebbe un costo molto basso. Per fare un esempio 500 miliardi emessi all’1% (che sarebbe un tasso già altissimo) impatterebbero sull’economia per 5 miliardi all’anno. La stessa cifra che attualmente spendiamo per mandare in pensione a 60 anni! E la stessa obiezione che in questo modo si scaricano sulle future generazioni gli obblighi contratti da noi non avrebbe molto senso. Perché dovrebbe essere insostenibile un debito di 500 miliardi contratto a fronte di una pandemia quando noi abbiamo allegramente scaricato sulle spalle dei nostri discendenti un debito di 2000 miliardi contratto semplicemente per inefficienza e incapacità di gestione?
- dare impegno solenne (con relativa rendicontazione) da parte dello Stato italiano a utilizzare questi bond esclusivamente per sopperire alle esigenze immediate della popolazione e per rilanciare l’economia. Si metterebbero a tacere o comunque si ridurrebbero di molto i sospetti dei Paesi del nord Europa. Essi potrebbero controllare esclusivamente l’impiego di questi fondi e non imporre un controllo su tutta l’economia come prescriverebbero i trattati. Del resto come altrimenti convincere i tedeschi che questi fondi non finirebbero in assistenzialismo, redditi di cittadinanza a tutti per un tempo infinito, pensioni anticipate per tutti ecc. ecc. Dobbiamo purtroppo onestamente riconoscere che negli ultimi decenni lo Stato italiano e soprattutto i suoi governanti non hanno saputo approfittare della congiuntura favorevole per fare le riforma, abbattere l’evasione e la corruzione.
Diventerebbe tutto più facile e più chiaro.
* si potrebbe ipotizzare un rendimento fisso con inflazione inferiore al 2% e uno variabile nel caso l’inflazione fosse superiore
di Angelo Gazzaniga