Inizialmente l’iniziativa “fisco amico” prevedeva che chi avesse un quoziente di pericolosità fiscale molto basso potesse fare un “concordato per il futuro”: cioè stabilire sin d’ora quanto pagare per i prossimi due anni (raddoppiabili a quattro) con la sicurezza che il Fisco non possa fare altri accertamenti.
Si prevedeva un “gettito” di un paio di miliardi.
Poi si sono allargate le maglie ammettendo a questo concordato “a futura memoria” anche coloro che hanno un quoziente di rischio fiscale alto (cioè probabili evasori) pur con un’aliquota più alta.
Ora siamo alla terza puntata: gli eventuali aumenti di reddito non verrebbero più tassati con l’aliquota normale bensì con una flat tax molto ridotta.
Tutto questo perché sembra che l’adesione a questo nuovo tipo si concordato si presenta come molto bassa: sembra un’anomalia perché molto vantaggioso.
Eppure una spiegazione esiste ed è stata data dallo stesso Sottosegretario alle Finanze: ogni anno viene controllato il 4,3% degli autonomi con partita iva (che da un’altra statistica risultano evadere circa il 70% delle imposte); quindi ogni soggetto d’imposta ha la probabilità di essere controllato ogni 25 anni circa!
E pertanto, visto che possono essere assoggettati a controllo solo gli ultimi 10 anni, le probabilità di farla franca e di evadere impunemente sono altissime.
Una prova ulteriore che una vera lotta all’evasione si deve fare con leggi chiare, semplici e valide per tutti e non con leggine ad personam che creano complicazioni e assurdi privilegi o provvedimenti avventurosi che servono a creare consenso presso certe categorie e fingere una lotta all’evasione che mai è stata fatta in modo serio e razionale.
di Angelo Gazzaniga