È quello che è successo in Italia: un Paese famoso per la sua lentezza nei lavori pubblici è riuscito nell’impresa di ricostruire un ponte importante come il Morandi di Genova a tempo di record; nel frattempo la disputa sulla concessione alla società Autostrade è rimasta campata in aria.
Nonostante gli accordi “definitivi” di quest’estate a due anni dal crollo siamo ancora al dubbio revoca si, revoca no.
Ma una cosa è certa: se i presupposti legali per una rescissione del contratto (che tale è praticamente un a concessione) esistevano, la rescissione avrebbe dovuto essere fatta nell’immediato o in tempi brevi: perché aspettare due anni?
Se invece i presupposti non sussistevano allora, non sussistono evidentemente ancora adesso. Farla adesso ha più l’aspetto di punizione, di espropriazione statalista che di applicazione di un diritto e ci esporrebbe a richieste di risarcimenti colossali.
Rinviare le decisioni, sperando nello “stellone italico” o in qualche evento fortuito ha dimostrato ancora una volta di non essere una soluzione, ma un ripiego peggiore di qualsiasi decisione.
Ne è un altro esempio la situazione di Alitalia: dopo anni di rinvii, ripieghi, miliardi gettati, la situazione è ben peggiore di quella iniziale…
di Guidoriccio da Fogliano