In buona parte degli interventi che, soprattutto la Bundesbank, ma anche molti settori della destra bavarese e dei liberali, fanno contro l’azione del governo tedesco per salvare l’euro c’è sempre una domanda fra le righe: e se poi, una volta passata la crisi, tutto torna come prima?
Per dirla con un’espressione tradizionale: “passata la festa, gabbato lu santu”!
E purtroppo dobbiamo riconoscere che c’è un filo di verità: il governo greco sta facendo una politica di tagli molto incisivi, ma contemporaneamente assume 70.000 nuovi impiegati statali; in Spagna ci si è affrettati a garantire che solo le banche erano in crisi e che i conti erano a posto, ma poi il giorno dopo il ministro delle finanze ha dovuto ammettere che in cassa non c’era più un euro. E in Italia? Nel periodo di massima difficoltà quasi tutti i partiti si sono dimostrati solidali e compatti nel sostenere il governo tecnico, ma non appena la crisi ha dato qualche segno di attenuazione, ecco riapparire minacce più o meno velate di rottura delle alleane; e poi tatticismi, dichiarazioni avventate: tanto fumo senza relativo arrosto. Il Parlamento italiano al momento del varo del governo Monti si era riservato tre compiti necessari per rilanciare il Paese:
- la riforma dello Stato con riduzione del numero dei parlamentari, una diversa strutturazione delle funzioni delle camere, riordino e riorganizzazione della macchina statale per ridurre costi e soprattutto sprechi ormai insostenibili
- la riforma elettorale per avere una legge che permetta ai cittadini di scegliere e votare i propri rappresentanti (e non, come ora, di votare sconosciuti inseriti nelle liste bloccate per decisione di un partito o di un capo qualsiasi)
- la riforma della RAI (che con la diminuzione degli introiti, l’aumento dei costi, l’inefficienza delle scelte dimostra sempre più di essere un ente al servizio dei partiti e non dei cittadini o dello Stato)
a che punto siamo dopo nove mesi di governo Monti?
La riforma dello Stato è finita nel consueto binario morto delle riforme utili ai cittadini e pericolose per gli interessi di partiti e poteri forti (cioè è rinviata a data da destinarsi)
La riforma elettorale, solennemente promessa per fine giugno, si è aggrovigliata in una serie di proposte sempre più complesse (un sistema misto tedesco-francese, un sistema metà uninominale (ma senza primarie) e metà a liste bloccate ecc ecc) che hanno un unico comun denominatore: l’assenza di qualsiasi possibilità per l’elettore di scegliere i propri rappresentanti prima del voto e la presenza di quantità variabili di liste bloccate, premi di maggioranza…
La riforma della RAI è stata stoppata perché di competenza del parlamento. E quindi rinviata anch’essa sine die.
Ma pensiamo proprio che tutta questa tattica del rinvio, del promettere a vuoto, del far prevalere i propri (spesso miseri) interessi di bottega serva a qualcosa, se non a rallentare e ostacolare quella modernizzazione che è indispensabile all’Italia? E come potrebbe non dare all’estero l’’immagine della solita Italia “paese di Machiavelli e del Gattopardo”, quella che tanto ci danneggia?
Angelo Gazzaniga
Portavoce dei Comitati per le Libertà