Finalmente è stato trovato il vero colpevole della crisi italiana: l’IMU
La tassa più odiata, più contrastata, più combattuta di tutte le tasse.
Figlia di nessuno (Berlusconi accusa Monti di averla introdotta, Monti risponde che faceva parte degli impegni di Berlusconi con Bruxelles) è comunque rinnegata da tutti: Berlusconi si è impegnato a farla restituire, Brunetta afferma che, una volta tolta, l’Italia ripartirà di slancio, Letta l’ha sospesa, per le sinistre è una tassa che dovrebbe colpire solo i ricchi, ecc. ecc.
Eppure se guardiamo al di là del solito coro che in Italia si innalza ogni volta che c’è il rischio di perdere consensi, l’IMU è tutt’altro che una tassa da prendere come esempio di tassa sbagliata.
inanzitutto poniamoci una domanda: cos’è davvero l’IMU?
È una tassa bifronte:
- in parte è una “tassa di scopo” perché serve a coprire le spese che i comuni affrontano per i servizi forniti ai cittadini: si potrebbe altrimenti definire ciò che i cittadini pagano per avere certi servizi
- in parte è un’imposta patrimoniale che colpisce il patrimonio immobiliare
A questo punto occorre sottolineare alcune caratteristiche:
- è di facile applicazione e di difficile elusione si applica infatti in base ai dati catastali
- è facilmente calcolabile da ogni cittadino senza dover ricorrere ai costosi servigi dei commercialisti
- è limitatamente progressiva: risparmia le fasce più deboli attraverso il meccanismo della franchigia e colpisce gli immobili in funzione del loro valore catastale che varia a secondo delle dimensioni, del tipo, del luogo (una villa a Cortina pagherà ben di più di una casa in pianura..)
- è potenzialmente di tipo federalista: sarebbe sufficiente lasciare ai comuni ampia discrezionalità sull’aliquota: alle elezioni i cittadini sarebbero liberi di scegliere tra maggiori aliquote e migliori servizi o minori aliquote e minori servizi)
- è facilmente controllabile dai cittadini: non è affatto difficile calcolare quanto ogni comune incassa grazie a questa tassa
Ovviamente i mancati incassi dovuti alla sua soppressione dovranno essere sostituiti o da altre tasse o da maggiori debiti (che generano a loro volta altre tasse)
ma sembra evidente che gli italiani preferiscono pagare imposte molto più opache e ingiuste (come le accise sulla benzina) che colpiscono tutti (dal più povero al più ricco) in maniera uguale e che nessuno di noi è in grado di calcolare oppure imposte… che sperano di riuscire ad evadere (come l’IVA).
Certamente già il grande Vanoni (negli anni ’60!) sosteneva le uniche imposte accettabili in uno stato moderno (e liberale aggiungiamo noi!) sono quelle sul reddito e non quelle sul capitale (le patrimoniali) o sui consumi (le accise) ma in questi frangenti sarebbero sufficienti delle correzioni e dei miglioramenti (quali la modifica o la rimodulazione della franchigia, la riforma dei dati catastali, la possibilità per i comuni di una maggior autonomia impositiva, l’obbligo per i comuni di indicare chiaramente quanto viene incassato e come viene utilizzato) per avere una tassa migliore di tante che paghiamo senza discutere.
Solo una vera riforma di tutto il sistema in senso federalista in cui i cittadini possano decidere quanto e come pagare in cambio di quali servizi (vedi il nostro “Contro gli statosauri”) potrebbe risolvere radicalmente questi problemi
Angelo Gazzaniga