Elezioni: la sconfitta dei liberali

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Come dovrebbe giudicare un liberale i risultati di queste elezioni?

Un risultato incontrovertibile di queste ultime elezioni è stata la sconfitta dei liberali.
Non tanto dei singoli esponenti che, pochi, rissosi, in concorrenza l’un l’altro, si sono presentati in ordine sparso e in liste in concorrenza tra loro, quanto dell’idea stessa di stato liberale.
Infatti i due partiti usciti vincenti, 5 Stelle e Lega, sono tutti e due ben lontani dall’idea liberale di stato.
Ambedue sono infatti i migliori rappresentanti dell’idea di stato populista, assistenzialista e centralista che ci ricorda, in parte, la peggiore Prima Repubblica.
Infatti i grillini propongono il reddito di cittadinanza che è la quintessenza dell’assistenzialismo: non ti offriamo un posto di lavoro, ma uno stipendio fisso e garantito. Il che potrebbe anche essere valido solo se inteso come supporto alla ricerca di un lavoro e quindi con durata ridotta, ben definita e che termina quando c’è un posto di lavoro (accettato o no che sia).
La Lega di Salvini propone l’abolizione della legge Fornero, che significa non considerare l’aumento della vita media dei pensionati e quindi un aumento insostenibile delle spese pensionistiche

  • Entrambi perseguono di fatto uno stato centralista (dov’è finito quel federalismo che è stato la ragione fondante della Lega?) e dirigista che aiuta le imprese con sovvenzioni e non con migliori servizi e strutture, che decide gli orari dei negozi, che rifiuta di mettere a gara i servizi pubblici (basti vedere la Raggi che a Roma si rifiuta di mettere a gare il trasporto pubblico); uno stato che si propone un aumento della spesa pubblica attraverso il rifiuto del fiscal compact e dei vincoli di Bruxelles (il “deficit spending” di keynesiana memoria in salsa italiana) senza indicare come far fronte alle scadenze e al peso di un debito pubblico enorme (35000 euro per ogni cittadino) e in costante aumento; un peso che rischia di diventare insostenibile non appena terminerà la politica di tassi negativi della BCE

L’opposto di quello che dovrebbe essere uno stato liberale: “leggero”, federalista, che si occupa di fornire i servizi e le strutture migliori ad aziende e cittadini, che pone a gara e controlla i servizi pubblici senza fare l’imprenditore di se stesso, che offre ai cittadini e soprattutto ai giovani possibilità concrete di lavoro e di creazione di nuove attività, che affronta il debito attraverso la riduzione delle spese (soprattutto della burocrazia), che faccia finalmente funzionare la magistratura, che offre ai cittadini sicurezza attraverso la certezza del diritto e il controllo del territorio, che persegue un mercato il più possibile trasparente e libero da vincoli burocratici e statali, eccetera.
Quali prospettive per un liberale? Certamente non arrendersi o fuggire, ma lavorare perché quell’idea liberale che sembrava vincente solo qualche decennio fa torni a essere compresa da tutti come l’unica soluzione valida a lungo termine per risolvere i problemi dell’Italia, al di là delle scorciatoie populiste.

di Angelo Gazzaniga

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Angelo Gazzaniga
Presidente del Comitato Esecutivo di Libertates. Imprenditore nel campo della stampa e dell’editoria. Da sempre liberale, in lotta per la libertà e contro ogni totalitarismo e integralismo.

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