Negli ultimi tempi si fa un gran parlare di elusione.
L’elusione si potrebbe definire ”evasione legale”: cioè evasione (nel senso di “non pagare le tasse dovute”) che viene fatta senza violare, almeno dal punto di vista formale, alcuna legge.
Il metodo più utilizzato è quello di “esportare” gli utili in paesi a bassa tassazione usufruendo di operazioni (quasi sempre solo contabili) tra filiali o società collegate oppure creando miriadi di sociatà ad hoc.
È evidente come questa sia un’operazione alla portata solo di grandi aziende, spesso multinazionali, per cui il costo di tutte le operazioni finanziarie necessarie è solo marginale rispetto all’utile che ne ricavano.
Esempio eclatante è quello di Apple: alla fine si è calcolato che paga d’imposta circa l’1,50% degli utili!
Questo ha scatenato da una parte una serie di critiche e attacchi moralistici contro la globalizzazione, le multinazionali, l’economia di mercato; dall’altra una difesa di questi comportamenti come espressione tipica del capitalismo (il titolare di Google ha infatti affermato: “questo è il capitalismo e noi siamo fieri di essere capitalisti…”) .
Ma a ben vedere questo è uno di quegli episodi di “mercato libero” che i Comitati condannano da sempre in nome del liberalismo: infatti una cosa è il “libero mercato” guidato e gestito da regole precise che tutelino la trasparenza, la concorrenza, la libera circolazione di merci, persone e capitali; un’altra è il “mercato libero” in cui ognuno fa quello che vuole e in cui alla fine prevalgono le leggi del più forte, del più furbo e (prima o poi) del più scorretto.
È evidente come non vi possa essere concorrenza o trasparenza del mercato quando una ditta come la Apple (semplicemente sfruttando le proprie dimensioni) riesca a pagare un’imposta del 1,5% mentre una piccola o media impresa (che fa gli stessi prodotti) finisca per pagare il 50% di tasse: è una concorrenza sleale creata non dal mercato ma dai vincoli, dalle distorsioni e dall’opacità delle regole che dovrebbero regolarlo e tutelarlo.
Come correggere tutto ciò?: si potrebbe (come si inizia a fare in certi Paesi) equiparare l’elusione all’evasione: cioè considerare tutte le operazioni che non hanno nessuna valenza commerciale (cioè non apportano nessun vantaggio a chi le fa) come evasione fiscale: più facile da dirsi che da farsi.
C’è poi una considerazione ancora più importante: in un sistema economico libero e liberale sono da considerarsi lecite tutte le operazioni che non violano la legge: e l’elusione è per definizione un comportamento che non viola alcuna legge.
Ma qui si entra in un campo che da secoli ha suscitato discussioni: l’equilibrio tra “Liberté” e “Egalitè”
Angelo Gazzaniga