Emergenza droga in Italia: Marcinkus scatena il mostro

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Quali i veri effetti della caduta del Muro di Berlino? Sviluppo di Mafie e droga?

Non c’è veramente da stupirsi se sul Venerdì de “la Repubblica” una ricerca resa pubblica dall’“European School Survey Project on Alchol and other Drugs”-scuola europea sull’uso delle sostanze stupefacenti in commercio convalidata dall’Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa-indichi che un adolescente su tre in Italia si droga, senza minimamente preoccuparsi di quali droghe abbia fatto uso (sic!) passando con disinvoltura dalla mariujana all’ecstasy come se fossero caramelle; partiamo dall’ottimo Paolo Flores D’Arcais nel suo agevole e stupendo saggio edito da Laterza “La democrazia ha bisogno di Dio. Falso!” per arrivare infine-passando per l’informatissimo “pm di trincea” anti-mafia Roberto Scarpinato-alla ansiogena radiografia dell’articolo di denuncia di Alex Saragosa:“Su “etsi Deus non daretur”:in Memoria e Identità, dopo aver bollato “quelle ideologie del male che furono il nazismo e il comunismo”, (Wojtyla, ndr), ne rende responsabile l’illuminismo, che indicando l’uomo come “creatore della propria storia e della propria civiltà” e “colui che decide di ciò che è buono e di ciò che è cattivo” lo riconosce ed esalta “come colui che esisterebbe ed opererebbe etsi Deus non daretur”…L’illuminismo è dunque la superbia luciferina con cui Homo Sapiens rinnova addirittura il peccato originale, l’agostiniano “amor sui usque ad contemptum Dei”. Attenzione, perché parafrasando Victor Hugo “il diavolo si nasconde nei dettagli”:con la legittimazione delirante di questo criminogeno ragionamento machiavellico, l’asse Wojtyla-Marcinkus al potere in Vaticano perseguì l’utopia teocratica-D’Arcais docet-di “contrapporre alla fede totalitaria dei comunismi, soltanto la totalità della cattolica verità di fede” impiegando (sentenze alla mano del processo Andreotti, Dell’Utri, “frode del secolo” del Banco Ambrosiano e processo per il delitto Calvi), tra la seconda metà degli anni Settanta e la prima decade degli Ottanta, quasi-dicesi quasi-tutte le risorse illecite di Cosa Nostra
derivanti segnatamente dal traffico di droga al fine di far collassare l’Impero del Male russo-sovietico “veluti si Deus non daretur” (come se Dio non ci fosse). Obiettivo raggiunto in nome di una Realpolitik mostruosamente kafkiana a detta di chi scrive. A denunciare questa realtà a dir poco tragica è proprio il pubblico ministero Roberto Scarpinato, sul cui capo pende una condanna a morte dello schieramento corleonese di Matteo Messina Denaro:“Un primo effetto della caduta del Muro è l’apertura degli immensi territori dei paesi dell’Est all’economia del libero mercato sia legale che illegale, e la conseguente tumultuosa crescita, nell’arco di pochi anni, della mafia russa e di altre mafie eurasiatiche. Mafie che nel crollo delle vecchie strutture statali conquistano le leve di comando in alcuni centri nevralgici, presentandosi nel mercato illegale della droga come nuovi competitori globali che occupano progressivamente tutti gli spazi in precedenza occupati dalla mafia occidentale…Il secondo effetto è quello di una riformulazione delle gerarchie di priorità nell’agenda politica degli Stati Uniti e delle potenze occidentali. Al primo posto della gerarchia delle priorità dell’amministrazione americana durante gli anni della guerra fredda vi era stata la minaccia totale del prevalere del comunismo, un pericolo che aveva assorbito quasi tutte le energie e le risorse statunitensi sullo scacchiere mondiale. La fine del pericolo rosso determina una riformulazione degli obiettivi che pone al primo posto la lotta alla droga. Vengono meno infatti le ragioni di Realpolitik che avevano imposto, in precedenza, di pagare a volte il prezzo di una larga tolleranza nei confronti della criminalità mafiosa nei territori di origine per la sua funzione di diga contro il dilagare del pericolo comunista. L’inarrestabile diffusione di massa degli stupefacenti (soprattutto cocaina) nella middle class viene ormai ritenuto un pericolo che rischia di tarlare le fondamenta stesse della classe dirigente americana”. Incredibile, ma vero:sono fatti risalenti sostanzialmente al 1984-’86:“In occasione della deposizione
testimoniale resa nel dibattimento del processo a carico del senatore Andreotti, l’onorevole Mino Martinazzoli ha dichiarato che nel corso di incontri da lui avuti nella qualità di ministro della Giustizia con esponenti qualificati del governo americano, costoro gli avevano anticipato che in previsione del crollo del regime sovietico (ma come facevano a saperlo con preveggenza da Nostradamus?, ndr), che si riteneva sarebbe avvenuto nell’arco di pochi anni, il governo americano aveva posto tra le priorità assolute la lotta al traffico di droga ed alla criminalità mafiosa”.
Ma la corrente andreottiana della Dc, impegnata con tutte le sue risorse pur di sradicare il traffico di droga in Italia in uno sforzo legislativo-mediatico-politico davvero straordinario, è stata travolta dal gioco grande della cosiddetta “sinistra democristiana” in uno scontro di potere paragonabile soltanto a quello avvenuto nella Russia post-sovietica:per rispondere proprio alla domanda che Scarpinato si pose un decennio fa, “il tempo ed il maturare delle compatibilità sistemiche hanno consentito di chiarire che si trattò veramente di uno stragismo che costituiva uno dei momenti di un piano di grande respiro che mirava a stabilire un nuovo ordine politico, nel quale Cosa Nostra operava come segmento di un sistema più complesso”:un “golpe parzialmente realizzato”, conclude la stessa archiviazione dell’inchiesta Sistemi Criminali (sic!). Scarpinato è un procuratore-analista che fa tremare i polsi:“Verso la fine degli anni Settanta, si verifica un passaggio di fase che sconvolge gli equilibri durati più di un secolo…Mi riferisco alla nascita del capitalismo commerciale di Cosa Nostra, che nell’arco di pochi anni trasforma quella che era stata una struttura servente in una soggettività politico-economica dotata di autonomo potere di contrattazione e con ambizioni egemoniche. Le famiglie siciliane, mediante accordi con i fornitori turchi e asiatici, monopolizzano l’acquisto della morfina base prodotta nei paesi orientali. Le quantità prodotte e commercializzate sono di livello industriale. Operando un calcolo globale sulla base della capacità produttiva dei laboratori di trasformazione della morfina in eroina individuata nella prima metà degli anni Ottanta (in media circa 200 kg al mese per ogni laboratorio), di altri indici quali ad esempio la quantità di anidride acetica, si perviene alla stima di un fatturato globale decennale di svariate centinaia di migliaia di miliardi di dollari. Proprio in considerazione della sua dimensione macroeconomica, ritengo non improprio-conclude il dott. Scarpinato-storicizzare tale fenomeno come la nascita del capitalismo commerciale della mafia siciliana. Il capitalismo commerciale consente ai vertici di Cosa Nostra di entrare nel club esclusivo del capitalismo finanziario mondiale:quelli sono gli anni dello scandalo Ior (Istituto delle Opere di Religione, ndr)…”. Purtroppo il mostro, una volta liberato, non rientra nei suoi limiti:“le famiglie corleonesi guidate da Salvatore Riina, dopo avere eliminato tutti gli avversari interni, instaurano un potere totalitario che di fatto trasforma l’organizzazione in una piramide saldamente controllata da un unico vertice”. E’ certo che la mafia siciliana in quegli anni ha partecipato attivamente alla costruzione della Seconda Repubblica, assumendo il ruolo di “maker state building”:i costi sociali sono stati, e sono, elevatissimi. Cioè, in quella che il dott. Scarpinato chiama la “parantesi patologica 1989-’92”, Cosa Nostra ha realizzato almeno in parte un colpo di Stato tanto è vero che questa ricostruzione accusatoria è stata avvallata con freddezza da entomologo dal giudice dell’udienza preliminare nel processo sulla trattativa Stato/Mafia. La posta in gioco di un negoziato scriteriato e tecnicamente criminogeno imperniato sulla violazione dell’art. 338 del codice di procedura penale (attentato a corpo amministrativo, politico e giudiziario) è consistita nell’aver impostato un’interlocuzione statuale tra il gen. Mario Mori, Subranni, De Donno, Vincenzo Parisi e Oscar Luigi Scalfaro:fine dello stragismo in cambio della certezza dell’impunità nella diffusione di massa degli stupefacenti. Come stupirsi, allora, se
Alex Ragosa fa gelare il sangue scrivendo che “quattro adolescenti italiani su dieci si sono ubriacati, un terzo ha fatto uso di droghe e uno su 40 non si è preoccupato neanche di sapere quale stesse prendendo:l’importante era sballare. Lo si scopre scorrendo i dati del rapporto Espad (European School Survey Project on Alcohol and other Drugs) 2014, sondaggio europeo che propone un questionario sull’uso di alcol e droghe a un campione rappresentativo di studenti:per il nostro Paese 30 mila ragazzi e ragazze fra i 15 e i 19 anni, di 405 scuole. Il risultato più sorprendente dell’indagine è forse proprio il fatto che il 2,3% del campione-corrispondente a 54 mila dei 2,4 milioni di italiani di quella fascia di età-nell’ultimo anno abbia provato droghe senza neanche sapere di cosa si trattasse, e che un quarto di questi l’abbia fatto più di dieci volte”.

Alexander Bush

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Alexander Bush
Alexander Bush, classe '88, nutre da sempre una passione per la politica e l’economia legata al giornalismo d’inchiesta. Ha realizzato diversi documentari presentati a Palazzo Cubani, tra questi “Monte Draghi di Siena” e “L’utilizzatore finale del Ponte dei Frati Neri”, riscuotendo grande interesse di pubblico. Si definisce un liberale arrabbiato e appassionato in economia prima ancora che in politica. Bush ha pubblicato un atto d’accusa contro la Procura di Palermo che ha fatto processare Marcello Dell’Utri e sul quale è tuttora aperta la possibilità del processo di revisione: “Romanzo criminale contro Marcello Dell’Utri. Più perseguitato di Enzo Tortora”.

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