Expost, idee per il Centrodestra a Milano

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Cosa succederà dopo l’Expo a Milano: cosa ne pensano i partiti politici?

Molto si legge e ancor più si favoleggia sul centrodestra e le prossime elezioni comunali a Milano. Circolano nomi noti e non, di politici nuovi o stagionati, e personalità molto corteggiate che in teoria dovrebbero arrivare dal mondo delle professioni. L’occhio vigile intanto cade sui sondaggi e si finisce come sempre per ragionare di schieramenti e candidati.

La stampa sempre benevola ci sguazza, il centrodestra è già dato per spacciato, anzi dov’è finito, chi lo rappresenta, è troppo tardi per darsi una regolata, insomma il solito ottimismo che sprizza dai giornaloni come le fontane lussureggianti sotto l’alberone dell’Expo. Basterebbe sbirciare dall’altra parte della barricata, però, e si scoprirebbe che anche nel centrosinistra del doman non v’è certezza e si naviga mestamente a vista.

C’è il candidato già affossato che vuole riprovarci, quello in crescita, sì, ma nei sondaggi per le primarie, e poi ti voglio a convincere i milanesi un filo scoraggiati dal gentile Pisapia. Gli esperti intanto si ostinano a ripetere che tanti elettori non voteranno o che ancora non hanno deciso per chi farlo e la domanda resta come convincere indecisi e astenuti e motivare le rispettive fanterie? Non avendo il vezzo dei totonomi e sapendo già da un pezzo che nell’attuale spettro politico si sono aperte grandi praterie da cavalcare, ci sia permesso dare un consiglio ai personaggi in cerca d’autore che si aggirano nervosi tra palazzi e corridoi del centrodestra meneghino e nazionale.

Milano ha vissuto mesi elettrizzanti con Expo. Il fronte dei no, sfascisti, disfattisti e declinisti, ha provato in tutti i modi a rovinare la festa, mettendo a ferro e fuoco la piazza e pubblicando con lugubre regolarità caterve di articolesse sulla magra figura che avremmo fatto noi italiani, banda di cialtroni, corrotti e ritardatari, davanti a un così importante avvenimento internazionale. Invece, incrociando le dita vista che non è finita, tutto sta andando bene, ad agosto turisti e visitatori hanno fatto la fila sotto il sole per visitare i padiglioni multinazionali e anche la sicurezza è stata discreta ma onnipresente. Risultati positivi e ben diversi dalle angosciose notizie che intanto arrivavano e arrivano da Roma e il Campidoglio.

C’è quindi un capitale di esperienze, un capitale umano, di conoscenze investimenti e infrastrutture che Expo non deve lasciarsi alle spalle e che sarebbe un vero delitto disperdere tra litigi e rivalità. La discussione sul dopo Esposizione è già iniziata: qualcuno sogna un mega polo universitario, altri chiedono che la ricerca su temi come alimentazione, demografia e fame nel mondo divengano permanenti.

Sarebbe il massimo una Milano snodo mondiale del food, dello sviluppo etico e sostenibile, com’è avvenuto con la moda e il design. Ma qualunque sia il progetto per riuscire ha bisogno di idee per camminare e cioè di una classe dirigente capace di proseguire sulla strada già tracciata nei mesi scorsi: le leadership politiche si contendano il campo anche dandosele di santa ragione ma poi arrivi il momento di ricompattarsi in nome del superiore interesse locale e nazionale. Maroni e Pisapia, due tipi diversissimi, almeno in parte ci sembra l’abbiano fatto.

Per cui se adesso il centrodestra vuole squillare la tromba e serrare i ranghi, farsi sotto robusto e competitivo per conquistare Palazzo Marino, una volta tanto non si perda dietro i soliti rituali, i cognomi illustri e gli scomodi decimali. I sondaggi passano, le persone sono importanti ma senza idee non vanno da nessuna parte. “Expost”, lo slogan lo lanciamo noi. Sentiamo quali sono le idee che arrivano dal mondo moderato, conservatore e liberale. Vediamo chi sarà capace di traghettare la vecchia capitale morale verso il futuro portando l’Italia alla prossima Esposizione Universale. Avremo il nome, il candidato e magari anche la benedizione dei sondaggi.

Roberto Santoro
da l’Occidentale

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