– Quali sono secondo te le priorità che deve avere il nuovo governo?
Tagliare il cuneo fiscale pesantemente e fare investimenti infrastrutturali trovando le risorse non a debito ma per esempio eliminando da subito RdC e Quota 100. Non tornare indietro sulla flessibilità delle norme in materia di lavoro.
– L’Europa come deve muoversi nelle nuove sfide globali, sociali ed economiche?
Prima di decidere “come” muoversi, l’Europa deve assolutamente superare la fase dei veti sulla politica estera e di difesa, superare l’idea di 27 diversi ministeri degli esteri 27 ministeri della difesa, progetti militari scollegati l’uno all’altro, che va per l’Eurofighter chi preferisce gli F-35, etc. I paesi membri devono essere pronti a cedere poteri su questi due temi INDIPENDENTEMENTE dall’utilizzo che ne farà la UE. Cioè non si può essere pro-politica estera o di difesa comune “solo se non interviene” in questo o altro paese o “solo se fa questo e non altro”. Mi rendo conto che ci vorrà tempo e che forse non si potrà fare a 27, ma se non si va verso questa soluzione i singoli stati perderanno quel briciolo di rilevanza che gli è rimasta. Sulla “postura” generale dell’UE in materia di rapporti globali, io penso che l’Europa debba continuare a sostenere un sistema basato sulle regole, specie nel commercio e gli investimenti cross-border, e non sulla legge del più forte in quel determinato momento.
– Quale sarà il ruolo della Cina nei confronti di Europa e Stati Uniti? Cambierà la storica alleanza USA-Europa?
La Cina è una civiltà millenaria ed è stata fino al 500 all’avanguardia tecnologica del mondo. Dopo 200 anni di oblio in cui è diventata scontro delle grandi potenze europee, si è riaffacciata al mondo ed ha trovato delle regole di convivenza (specie in tema di commercio ed investimenti, ma anche la Carta delle Nazioni Unite) che ha scritto l’Occidente. E’ naturale che stia cercando di cambiarle, l’ha fatto qualsiasi potenza che si sia affacciata alla Storia (alcune anche con il cannone e il moschetto). Il nostro atteggiamento deve essere fermo: le regole ci sono e vanno rispettate da tutti e si cambiano solo se c’è accordo, non unilateralmente. In questo contesto, l’Europa forse ha qualche ragione in più di fronte alla Cina rispetto ad un’America che ancora non ratifica importanti convenzioni internazionali e che esce dagli accordi di Parigi. Penso che l’Europa abbia tutta la capacità e il background storico culturale per avere una posizione su molti demi differenziata dalle altre grandi potenze, siano essi gli USA o la Cina o la potenza in declino Russia. Per esempio sul Medio Oriente e sull’Africa che sono vicini a casa nostra dove hanno sbagliato sia USA che Russia. E sul commercio globale dove sbagliano sia Trump che Xi Jinping. E’ ovvio che poi sulla maggior parte dei temi si troverà una maggior coincidenza con gli USA anche perché condividiamo i valori, ma abbiamo una visione completamente diversa rispetto alle ultime amministrazioni repubblicane su come convivere con il resto del mondo.
– Credi che ci possa essere una nuova rinascita per i liberali in Italia? Credi che possa nascere una nuova compagine politica che li racchiuda?
Penso di si, ma si dovrà fare un grande sforzo a definire questo concetto. Ci sono persone di sinistra che si considerano liberali perché libertari su molti temi che attengono alla sfera privata ma sono poi per la proprietà pubblica delle aziende e per una tassazione elevata. Ci sono persone di “destra” che si ritengono liberali perché vogliono un ruolo minore dello stato nell’economia ma poi vorrebbero che lo stato invece vietasse comportamenti individuali che non impattano assolutamente sulla vita di altri, tipo l’uso di droghe leggere. C’è insomma un po’ di confusione ed ecco perché forse più che pensare ad un partito che li raccolga tutti perché usa “liberale” nel nome bisogna pensare ad un partito che si definisca per le proposte e la visione del mondo: se ci concentriamo su 10 temi scopriremo alla fine che sono proposte che altrove in Europa si definirebbero “liberali” . Bingo.
– Scendiamo sul piano della politica locale col tuo ruolo di coordinatore di +Europa a Milano. Quali sono le sfide che volete affrontare come partito a livello nazionale e a livello locale in una realtà come Milano?
A livello nazionale la nostra priorità sarà quella di combattere la gestione poco oculata dei conti pubblici e l’aumento del debito pubblico per finanziare provvedimenti elettorali che non servono alla crescita. Stiamo elaborando proposte molto concrete per un DEF alternativo a quello proposto dal governo giallo-rosso e che puntano sugli stimoli alla crescita economica favorendo in primo luogo l’impresa e gli investimenti nel paese. Senza imprese non ci sarà niente da “redistribuire”. A livello locale, pensiamo che Milano possa fare ancora molto per ridurre l’inquinamento da auto e da riscaldamenti (assurdo che si cominci il 15 ottobre senza considerare che le temperature medie stanno salendo) e migliorare i collegamenti delle periferie con il centro, questi sono temi prioritari.
Permettimi però anche di aggiungere che se mai dovessi essere eletto in parlamento farò una battaglia personale in aiuto della mia professione (avvocato) ed in generale delle partite IVA: l’abolizione dell’obbligo di versamento a INPS o Casse per tutte le partite IVA, dando invece a ciascuno la possibilità di scegliere strumenti di previdenza alternativi.
Marco Marazzi
Nato 50 anni fa in una piccola città del Lazio, vive a Milano dal 2012. Ha studiato a Roma, a Pechino e a Boston e ha vissuto per molti anni in Asia, a Hong Kong, Shanghai, Pechino, Singapore e per breve tempo Hanoi.
Si è sempre occupato professionalmente di assistere aziende italiane ed europee nella loro espansione verso i mercati asiatici e di
assistere anche multinazionali che investono in Italia.
Negli anni trascorsi in Cina, dove ha imparato anche il Mandarino, ha rappresentato le aziende europee presenti nel paese come vicepresidente della Camera di Commercio della UE in Cina, contribuendo anche a spingere per maggior reciprocità nei rapporti tra Europa e Cina, lavoro che è continuato poi anche nell’EU-China Research and Advisory Network fino al 2011.
Nel periodo 2008-09, a seguito del Master conseguito alla TUFTS con tesi sulla “Responsabilità di proteggere” della Nazioni Unite, è stato anche consigliere dell’International Crisis Group, un organismo che si batte per prevenire e risolvere conflitti in zone calde del mondo. Come esperto di Cina ha infine contribuito dal 2010 al 2012 alle attività dell’International Bar Association.
Gilbert Du Motier De La Fayette