La spending review richiede decisioni politiche e non amministrative
In questi giorni si è dimesso Roberto Perotti, il quarto commissario alla spending review che se ne va in quattro anni.
Al di là delle dichiarazioni ufficiali: “mi dimetto per motivi personali”, “la spending review rimarrà come prima” eccetera, è evidente che esiste qualche motivo di incompatibilità tra questi commissari e l’incarico ricevuto. Si tratta tra l’altro di funzionari di onestà e livello professionale al di fuori di ogni dubbio: perché allora questa morìa di commissari?
Il problema è di impostazione: quando traduciamo “spending review” con “taglio delle spese” facciamo una traduzione esatta dal punto di vista linguistico, ma non dal punto di vista sostanziale: bisognerebbe utilizzare la formula “taglio dell’intervento statale nell’economia”.
Perché attualmente più del 50% dell’economia italiana dipende dallo Stato, la situazione più invasiva in Europa dopo i Paesi scandinavi: questo dato si ottiene tra l’altro senza considerare tutta la parte relativa alle ex municipalizzate, alle partecipate, alle finte SpA e a tutto quel mondo del parastato che è il meno efficiente e il più parassita.
Da questo si vede chiaramente come il problema non sia tecnico, e quindi risolvibile da tecnici per quanto bravi e preparati, ma politico: è compito della politica incidere su queste spese e tagliare non in modo lineare, ma dove più esistono sprechi e zone grigie.
Finché si fanno tagli lineari, tutti sono più o meno d’accordo (dopo le inevitabili proteste), ma quando si vanno a colpire i veri sprechi sorgono i problemi più gravi: se si tagliano i privilegi di qualche gruppo di potere, automaticamente insorgono e fanno muro tutti gli altri. Perché se oggi colpiscono te, domani potrebbe toccare a me…
Occorre pertanto avere il coraggio di fare quello che da sempre chiede Libertates: semplificare la struttura dello Stato, introdurre criteri privatistici e di meritocrazia nella macchina della burocrazia, mettere in concorrenza i vari servizi: più facile a dirsi che a farsi! Ma non c’è chi non veda quanto tutto questo faccia funzionare meglio il sistema: basti vedere quali cambiamenti ha creato la caduta dei monopoli nei trasporti, dalle ferrovie alle compagnie aeree.
Angelo Gazzaniga