L’allontanamento di Fazio dalla Rai è diventato, come ovvio, un caso politica.
Al di là di ogni giudizio sul livello della trasmissione; per alcuni un programma da imitare, per altri una conduzione spesso melensa e asservita al potente di turno c’è da considerare un fatto tralasciato dai più: la trasmissione aveva un ritorno pubblicitario di circa un milione a puntata a fronte di costi di circa mezzo milione.
Se consideriamo la Rai una società di diritto privato (come ci è stato fatto credere quando è stata trasformata in una spa) un atteggiamento del genere è semplicemente suicida: uccidere la gallina delle uova d’oro quando si è in perdita cronica dovrebbe perlomeno portare all’allontanamento di dirigenti tanto incompetenti.
Ma questa è la dimostrazione lampante, al di la delle stereotipate e stucchevoli dichiarazioni di ogni nuovo dirigente o membro del Consiglio di amministrazione sull’indipendenza della società e sull’autonomia di giudizio in nome dell’interesse di tutti, che la Rai è il regno della politica e dei partiti.
Essi fanno e disfano organigrammi in funzione delle loro esigenze in barba ad ogni esigenza di gestione: i dirigenti allontanati vengono di norma promossi ad altri incarichi (il famoso “promoveatur ut amoveatur”) e assunti di nuovi consoni ai nuovi indirizzi. Perché allora meravigliarsi se la Rai ha il doppio di dipendenti di una Mediaset e un numero enorme di dirigenti nullafacenti?
Tanto “paga Pantalone”: cioè le perdite vengono ripianate dallo Stato, cioè dai cittadini tutti.
C’è la possibilità di venirne a capo: una è la proposta di Libertates.
Una televisione di Stato in cui le sovvenzioni servano a coprire i costi una rete di informazione e dei programmi culturali, il tutto ovviamente senza pubblicità.
Il resto che produca programmi senza sovvenzioni e in regime di libera concorrenza: il migliore ottenga più ascolti, quindi più pubblicità e quindi più soldi.
Agli utenti la scelta di quale programma seguire: quanti continuerebbero a seguire i noiosi e “politically correct” programmi della Rai?
Altrimenti continueremo con i falsi moralismi di chi si scaglia contro Fazio non perché guadagna troppo (e non dice che fa incassare il doppio) ma perché è politicamente diverso.
Alla faccia del pluralismo.
Ma l’episodio di Fazio non è sicuramente il primo è solo l’ultimo in ordine di tempo di una lunghissima serie figlia di questo modo di intendere la Rai: la voce dei partiti che sono al potere a spese dei cittadini
di Angelo Gazzaniga