Fino a pochi anni fa, sui principali organi di stampa esistevano le quote nere. Era un’invenzione attribuita al direttore del Corriere della Sera, Paolo Mieli, ma presto adottata anche dai quotidiani concorrenti: prevedeva uno spazio riservato alla cultura “eterodossa di destra”, fino a quel momento messa al bando, confinata nei pochi quotidiani d’area e su riviste semiclandestine. L’idea era semplice: per far funzionare meglio e rinnovare l’egemonia della sinistra, si poteva somministrare una modica dose di veleno destrorso, tanto per dimostrare che l’informazione era “pluralista” e culturalmente aperta. Eccezione che confermava la regola, la “quota nera” venne accolta con riconoscenza commossa e interessata dai “destri” narcisi, improvvisamente ammessi alle luci del palcoscenico. Officianti del “rito quota nera”, in prima fila, il giornalista Pierluigi Battista, detto Pigi, interprete autorizzato del “mielismo”. Beneficiari immediati: Buttafuoco, Cardini, Veneziani ed altri, ai quali venne immediatamente assegnato un posto fra i recensiti, i titolari di rubrica, gli opinionisti intervistati sugli argomenti più disparati eccetera.
Ma ora, guarda un po’, le quote nere sono sparite. Le voci dei “destri” sono rientrate nel silenzio, mentre gli intervistatori “ex mielisti” adesso si dedicano ad altro.
Spiegazione del fenomeno: dopo essere stati usati, i “destri eterodossi”, spiriti eccentrici ormai usurati, non interessano e non servono più. Sono stati sostituiti da altri narcisi più “in”: femministe, no tav, ecologisti, grillini anticasta, opinionisti pro gay e lesbiche, eutanasici entusiasti e via discorrendo. Naturalmente fino al prossimo cambio di vento.
Ma c’è una spiegazione peggiore. I grandi organi d’informazione, sempre più incerti sul loro futuro, hanno nel frattempo provveduto a sostituire il dibattito addomesticato e lottizzato con la normalizzazione degli argomenti, l’eliminazione del pensiero critico, l’ortodossia del marketing.
Peccato? Mica tanto. Le quote nere in fondo erano solo un equivoco, una pianticella di moda senza radici. Adesso che non servite più, cari camerati, buonanotte e ben vi sta.
Gaston Beuk