Cos’è un condono?
Non è che un’amnistia che lo Stato concede a chi ha evaso, un regalo a chi le tasse non le ha pagate e un affronto per chi quelle tasse le ha pagate facendo sacrifici e rinunce.
Con il condono infatti lo Stato non solo rinuncia a quelle multe e a quegli interessi di ritardato pagamento che chi viola una legge è automaticamente tenuto a pagare, ma sempre più spesso rinuncia anche a una parte delle tasse dovute.
Con il condono lo Stato non solo abdica a quella che è una delle sue funzioni essenziali, quella di far pagare le tasse ai cittadini in cambio dei servizi essenziali forniti, ma addirittura strizza l’occhio a coloro che violano la legge: evadete pure, perché se, per caso, vi trovano in difetto, non preoccupatevi, arriva prima o dopo un condono che vi salva.
Naturalmente il condono assume, un po’ per confondere le acque, un po’ per pudore, le più svariate denominazioni: prima si chiamava “accordo benevolo”, adesso si chiama “rottamazione”, ma pur sempre condono è.
In questo modo si finisce per suddividere i cittadini in due categorie che non sono menzionate nei libri di diritto finanziario, ma che sono reali e nitide: i “fessi” cioè quelli che le tasse le debbono pagare per intero e nei termini previsti (redditi da lavoro dipendente e pensionati) e i “furbi” che possono evadere in tutto o in parte, sicuri che prima o dopo un condono che permette loro di pagare solo in parte il dovuto arriverà e permetterà loro di rifarsi una verginità fiscale (o piuttosto di ricominciare a evadere).
Perché non bisogna dimenticare che chi evade non danneggia tanto lo stato quanto i suoi concittadini, che debbono pagare per fornire servizi anche agli evasori…
In verità un tipo di condono si potrebbe anche accettare: quello che si fa quando si cambia tutto: un colpo di spugna su tutto il passato, buono o cattivo che sia, e si ricomincia da capo con nuove regole e nuovi sistemi. Proprio quello che fece negli anni ’50 il ministro Vanoni passando dal sistema fiscale induttivo a quello deduttivo.
Invece ora siamo arrivati addirittura al condono perenne: ogni anno arriva una rottamazione diversa (ora siamo arrivati alla quater) così che gli evasori possono stare tranquilli :se non utilizzo quella di quest’anno basta aspettare la prossima…
E, naturalmente, il tutto condito con le solite grida manzoniane di “manette agli evasori”: solo fumo negli occhi e propaganda a basso costo in un Paese in cui i detenuti per reati fiscali si contano sulle dita di una mano (mentre in Germania sono quasi uno su cinque).
In questo modo non si va da nessuna parte, salvo guadagnare voti (quello si che interessa ai nostri politici…). Occorre affrontare una riforma seria di tutto il sistema tributario italiano: semplificare e sfoltire tutta la massa di leggi, regolamenti, interpretazioni aggiuntive che lo rendono una giungla inestricabile, ridurre la miriade di esenzioni, aliquote speciali che lo rendono un sistema quasi ad personam, ridurre le aliquote a due o tre al massimo (quanto di più vicino a una accettabile flat tax), renderlo insomma un sistema comprensibile ad ogni cittadino e soprattutto equo e uguale per tutti.
Una riforma impegnativa e a lungo termine, certamente, ma l’unica che può essere davvero efficace per ridurre l’evasione e avvicinarci agli altri paesi europei; altro che i condoni!
di Angelo Gazzaniga