La Germania non certo da ora è sempre stata una strenua sostenitrice dell’equilibrio nei conti, del bilancioinpareggio e, conseguentemente, è sempre stata la nazione leader dei cosiddetti “frugali”: di quei Paesi che si considerano investiti della missione di guardiano dei conti in ordine, di argine contro i Paesi spendaccioni e, perché no, anche un po’ truffaldini nel truccare i bilanci.
Non si può negare che l’Italia abbia spesso abusato di trucchi contabili al limite del lecito, ma ora scopriamo che anche la “virtuosa” Germania indulge a questi trucchetti contabili.
Infatti per sostenere un’economia in palese difficoltà, non solo per scelte azzardate quali affidarsi al gas russo come fonte principale di energia o impegnarsi particolarmente nel mercato cinese, ma anche per l’invecchiare della sua rete infrastrutturale (basti pensare alla crisi della Deutsche Bahn) e per la scarsa informatizzazione della sua burocrazia, il governo tedesco ha deciso un piano di colossali investimenti in svariati campi.
Un investimento di queste dimensioni implica però un pesante scostamento di bilancio: di fare cioè debito mandando in soffitta il dogma dell’equilibrio di bilancio tanto caro ai governanti tedeschi.
Che fare allora? Semplicissimo: i colossali investimenti non vengono messi a bilancio al momento del loro varo, ma solamente al momento della loro effettiva utilizzazione.
Questo comporta avere dei bilanci scritti sull’acqua: quale può essere la credibilità di un bilancio apparentemente in equilibrio in cui non si sa quanti investimenti verranno fatti, e quindi contabilizzati, nel corso dell’anno.
Un autentico gioco delle tre tavolette degno dei migliori Paesi spendaccioni, salvo che passa quasi sotto silenzio perché lo fanno i tedeschi, notoriamente rigoristi (a parole).
Una prova ulteriore che non sono le dichiarazioni, fatte per creare consenso e strappare applausi, da dover essere prese in considerazione, ma i comportamenti, i conti e le statistiche che permettono di valutare correttamente il comportamento dei governanti.
Altrimenti rischiamo di comportarci come i bambini del pifferaio di Hamelin…
di Angelo Gazzaniga