Giustizia: se bastasse “aprire un fascicolo”…

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Un riassunto dei mali della magistratura italiana (e sono davvero tanti)

La democrazia italiana soffre di alcune disfunzioni che non vi sono in altre democrazie. Come, tra l’altro, la burocrazia obsoleta ed ottusa, le migliaia di leggi anche secolari ed inutili, i tanti comportamenti di politici inammissibili in altre democrazie, il poco democratico sindacalismo ricco e diviso, e un sistema giuidiziario che troppo spesso non garantisce giustizia.
Ogni tanto vi è qualche sussurro sulla necessità di risolvere simili carenze strutturali, ma non si è mai fatto niente di concreto.
Sono problemi che si risolvono in anni e per portare avanti un graduale miglioramento ci vorrebbe costanza e serietà, doti piuttosto assenti nella classe politica.
Per la giustizia ci vorrebbe qualche modifica legislativa, ma sopattutto un’azione continua e costante per invitare e convincre i magistrati italiani che certi comportamenti sono inammissibili.
Cosa che non pare capace di fare la politica, che ha fatto ministri della giustizia persone che non avevano e non hanno l’esperienza, la personalità, il carisma e, in alcuni casi, neanche la competenza.
Solo una personalità di alto profilo e giuridicamente preparata potrebbe convincere al cambiamento in meglio con l’aiuto dei tanti magistrat iche fanno bene il loro mestiere.
Perchè non è con le leggi che si risolve il problema di chi fa la prima donna e si pavoneggia come giustiziere.
Di chi considera il segreto istruttorio una facoltà e non un dovere.
Di chi, con grande clamore mediatico, manda in galera cittadini solo su indizi che quando, dopo mesi o anni, si sono rivelati incosistenti, hanno ottenuto il solo risultato di rovinare una vita.
Di chi usa gli arresti, anche se domiciliari, con una leggerezza inammissibile, dando per scontata la colpevolezza prima di un giudizio, spesso con la motivazione, indimostrata, che il presunto colpevole puo’ inquinare le prove.
Di chi, per mancanza di impegno e voglia di lavorare, fa andare in prescrizione reati.
Di chi, trasferito in altra sede, vi lavora solo qualche giorno alla settimana perchè ha mantenuto il domicilio nellacittà dell’incarico precedente.
Di chi, per protagonismo, salta su disfunzioni in luoghi di cura «aprendo un fascicolo »,  quando vi sono migliaia e migliaia di procedimenti arretrati che allungano i tempi della giustizia, sempre che non finiscano in prescrizione. Di una disfunzione in ospedali e altri enti dovrebbe occuparsi la direzione competente, cui spetta di stabilire colpe e carenze per poi, e solo poi, rivolgersi alla magistratura se lo ritiene necessario.
Di chi emana sentenze assurde e contrarie al piu’ elementare buonsenso. Gli va ricordato che un giudice deve sì far rispettare il codice, ma anche riflettendo con il cervello e, talvolta, con il cuore.
Le situazioni sopra esposte condizionano i giovani entrati in magistratura, che si formano anche assimilando i modi di essere, di comportarsi dei colleghi piu’ anziani e possono convincersi che certi comportamenti sono normali e leciti quando non lo sono.
Cosi’ la malagiustizia si riproduce.
Nulla ci si puo’ aspettare dal governo attuale, ma sarebbe un gran passo avanti se un prossimo governo facesse ministro una personalità adeguata, altamente competente in campo giuridico e.disponibile ad andare nelle sedi giudiziarie a parlare, a spiegare, a chiedere la collabrazione di tutti i magistrati e convincerli che bisogna cambia reregistro.
E potrebbe darsi da fare per migliorare l’operatività del CSM
(il Consiglio Superiore della Magistratura ) che, tra l’altro, è molto lenta e non prende provvedimenti contro magistrati indegni, anche perchè è luogo di contesa delle varie correnti dei magistrati e talvolta dellapolitica. Non si capisce cosa abbia a che fare con la giustizia la convinzione politica di uno o dell’altro.
Utopia ?
Forse, ma se non se ne parla e se le donne e gli uomini di buona volontà non si danno da fare, la giustizia italiana tenderà ad essere sempre più lenta e meno giusta.

di Ettore Falconieri

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