Passare da un estremo all’altro: un approccio ideologico e propagandistico che non risolve nulla
scorsi anni per contrastare la corruzione ormai dilagante si è varato il “codice degli appalti”: un armamentario cervellotico di norme, una specie di labirinto in cui, grazie anche ad autentici errori lessicali, ogni amministrazione, specie quelle più piccole e meno attrezzate, si perdeva e rinunciava ad appaltare i lavori.
Questo ha indubbiamente portato a una paralisi progressiva degli investimenti e a una situazione quasi fallimentare le imprese costruttrici italiane.
Il governo Conte, dopo aver bloccato i grandi lavori con pretesti vari, si è accorto che la situazione sta peggiorando a vista d’occhio. E allora che fare? Rielaborare un codice più semplice ed efficace?
Neanche per sogno: si è passati all’estremo opposto con due provvedimenti tanto estemporanei quanto catastrofici:
- si è proposto di ricorrere a commissari “ad acta” per sbloccare singole opere e innalzare la soglia della procedura negoziata a 5 milioni. Dato che oltre il 90% delle gare in Italia sono inferiori a questa cifra si torna in questo modo alla sfavillante gestione degli appalti della Protezione Civile di Bertolaso che, con la scusa dell’emergenza e della necessità, affidava appalti senza gara né controlli ad amici e compari
- si è aumentato con la Legge di Stabilità da 40mila a 150mila euro il tetto per le opere che possono essere affidate a trattativa privata. Bel risultato per un Governo che si fa vanto del decreto “spazzacorrotti”; un bel regalo a tutto quel sottobosco di faccendieri, amici degli amici, che gravita attorno agli enti locali
E’ questo l’inevitabile risultato della tendenza a cambiare tutto ad ogni governo, a rifare da capo ogni legge, a ribaltare spesso ogni impostazione per apparire ai propri elettori come quelli che fanno (e questo governo vuole chiamarsi appunto “governo del cambiamento”). Quando invece la vera attività di governo sta nel limare, migliorare, modificare senza stravolgere del tutto l’esistente.
Altrimenti si riparte sempre da capo ad ogni nuovo governo, senza mai cambiare davvero le cose
di Angelo Gazzaniga